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I giudici danno ragione a Gualtieri e Raggi: giusto scegliere Atac per bus e metro a Roma

Secondo i giudici del Consiglio di Stato, l’ex sindaca Virginia Raggi ha fatto bene, nel 2018, a prorogare l’affidamento ‘in house’ ad Atac del trasporto pubblico locale di Roma. Bocciato il ricorso dell’Agcm.
A cura di Enrico Tata
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Secondo l'Agcm, Autorità garante della concorrenza e del mercato, Roma Capitale avrebbe violato le leggi sulla concorrenza prorogando l'affidamento del servizio di trasporto pubblico ad Atac e, successivamente, deliberando nuovamente l'affidamento ‘in house' all'azienda senza valutare scenari alternativi. Per questo l'autorità ha presentato due ricorsi, uno nel 2020 e uno pochi giorni fa. Il primo si riferisce alla proroga dell'affidamento in house decisa nel 2018, quando sindaca era Virginia Raggi, e il secondo è legato alla scelta di rinnovare l'affidamento del servizio ad Atac con delibera approvata nel 2023, sindaco Roberto Gualtieri, dall'Assemblea Capitolina.

Ebbene il Consiglio di Stato, con sentenza pubblicata lo scorso 7 febbraio, ha dato ragione al Campidoglio in merito al primo ricorso presentato dall'Agcm. Di fatto, la decisione dei giudici depotenzia, e di molto, le recenti critiche dell'Autorità. È improbabile, quindi, che questo secondo ricorso venga accolto.

In sostanza, secondo i giudici, la sindaca Raggi ha fatto bene, nel 2018, a prorogare l'affidamento diretto del servizio di trasporto pubblico della Capitale ad Atac. Questo perché era evidente all'epoca la necessità "di evitare un pericolo imminente di interruzione del servizio TPL in tutto il Comune di Roma" che sarebbe potuto diventare realtà, già dal 26 gennaio 2018, "in caso di mancato accoglimento della richiesta di concordato in continuità e conseguente dichiarazione di fallimento di ATAC S.p.A.".

L'Agcm rilevava che il servizio di bus e metro avrebbe potuto continuare anche nel momento in cui Atac fosse stata dichiarata fallita. Secondo i giudici del Consiglio di Stato, invece

pur essendo possibile in base alla disciplina fallimentare l’eventualità della continuità aziendale, questa non è contemplata in termini certi ed automatici, ma è solo un’opzione possibile, rimessa alla successiva valutazione degli organi della procedura; inoltre, quest’ultima è comunque finalizzata alla cessione dei beni al fine di distribuirne il ricavato ai creditori, con le conseguenti incertezze circa l’eventualità della vendita del complesso aziendale di ATAC.

Viceversa, lo specifico piano concordatario, poi omologato, era finalizzato proprio a consentire la prosecuzione dell’attività, rappresentando, dunque, quantomeno in via prospettica, un’opzione maggiormente sicura per garantire la continuità dell’erogazione del servizio di trasporto alla collettività.

Adesso i giudici dovranno valutare il nuovo ricorso presentato dall'Agcm, che non fa più i conti con uno scenario di fallimento imminente di Atac. È vero tuttavia che con la sentenza pubblicata il 7 febbraio, in pratica il Consiglio di Stato ha ‘normalizzato' la decisione di affidare ‘in house' il servizio di trasporto pubblico e questo, certamente, rappresenta una vittoria sia per l'amministrazione Raggi che per la giunta guidata da Roberto Gualtieri. In altre parole ancora, con questa sentenza l’affidamento in house non è più eccezione rispetto al mercato libero.

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