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Hassan Sharaf suicida nel carcere di Viterbo: chiesto il rinvio a giudizio per i sei indagati

Si è chiusa ieri al palazzo di giustizia di Viterbo l’udienza sulla morte del 21enne Hassan Sharaf. Sei gli indagati: all’ex direttore D’Andria, al comandante della penitenziaria e a un agente viene contestato anche il reato di omissione di atti d’ufficio.
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Hassan Sharaf
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Si è chiusa nel primo pomeriggio di ieri, giovedì 14 settembre, presso il palazzo di giustizia di Viterbo l'udienza sulla morte di Hassan Sharaf, il ventunenne di nazionalità egiziana che si è tolto la vita nel carcere Mammagialla nel luglio del 2018. Sei le persone iscritte nel registro degli indagati: l'ex direttore, due medici dell'ospedale di Belcolle, il comandante della polizia penitenziaria e due agenti sono comparsi ieri davanti al gup Savina Poli alla presenza del sostituto procuratore generale Tonino Di Bona.

L'ex direttore della casa circondariale Pierpaolo D'Andria, i medici del reparto di medicina protetta di Belcolle Roberto Monarca ed Elena Niniashvili e il responsabile della sezione di isolamento della polizia penitenziaria, Massimo Riccio, sono indagati per omicidio colposo: per loro è stato chiesto il rinvio a giudizio. All'ex direttore, al comandante della penitenziaria Daniele Bologna e all’agente Luca Floris viene inoltre contestato anche il reato di omissione di atti d’ufficio per il mancato trasferimento del giovane in un carcere minorile.

Per la morte di Hassan Sharaf è in corso anche il processo a due agenti della polizia penitenziaria per abuso dei mezzi di correzione: secondo quanto immortalato dalle telecamere, uno dei due agenti ha colpito il giovane detenuto in una cella d'isolamento con uno schiaffo talmente forte da fargli sbattere la testa contro il muro. L'episodio di violenza è avvenuto poco prima che il ragazzo si impiccasse.

Il suicidio nella cella d'isolamento

Il fatto risale ormai a 5 anni fa, quando Hassan Sharaf era detenuto presso il carcere Mammagialla di Viterbo: condannato per furto e trovato in possesso di dieci grammi di hashish, il 21enne doveva scontare ancora un altro mese di prigione. Ma da quella cella d'isolamento non è mai uscito: il giovane, che in passato aveva più volte denunciato le condizioni non dignitose e le costanti violenze alle quali era sottoposto, si è infatti tolto la vita il 23 luglio 2018. Secondo le ricostruzioni in sede d'indagine, Sharaf, che quel giorno sembrava particolarmente scosso e agitato, avrebbe chiesto più volte aiuto. Ma invece di ricevere l'assistenza necessaria, avrebbe subito l'ira degli agenti penitenziari. Le telecamere hanno immortalato la scena: nel video si vede il 21enne che comincia a innervosirsi, le mani che spuntato dalle sbarre; un poliziotto entra nella cella e lo colpisce al volto, facendogli sbattere la testa. Poco dopo il giovane si è impiccato. Hassan Sharaf, trasportato d'urgenza all'ospedale Belcolle, è morto una settimana dopo.

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