Ha incendiato 17 auto della polizia vicino Roma: un 34enne adesso rischia l’ergastolo

Un 34enne di origine egiziana, regolare e con precedenti di polizia, rischia l’ergastolo per l’accusa di strage politica. Il movente: “Un rancore profondo e persistente nei confronti delle forze dell’ordine locali”.
A cura di Enrico Tata
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A febbraio ha incendiato diciassette automobili della polizia parcheggiate nel commissariato di Albano Laziale e due automobili presso la compagnia dei carabinieri di Castel Gandolfo. Adesso il responsabile, un 34enne di origine egiziana, regolare e con precedenti di polizia, rischia l'ergastolo. L'uomo è stato identificato e arrestato con l'accusa di essere l'autore degli attentati incendiari del 9 e 24 febbraio scorsi. Il reato contestato è quello di strage politica, cioè commessa col l'obiettivo di minare la sicurezza dello Stato, un reato per il quale è previsto il carcere a vita.

Il 9 febbraio salì su alcune impalcature e riuscì a introdursi nel cortile della caserma dei carabinieri di Castel Gandolfo. Posizionò un lembo di stoffa con del liquido infiammabile sotto le vetture dei militari parcheggiate e appiccò l'incendio. I carabinieri riuscirono a spegnere immediatamente le fiamme, limitando i danni ai pneumatici di due vetture. Andò molto peggio ad Albano Laziale: il 24 febbraio, sempre di notte, l'uomo riuscì a entrare nel aprcheggio del commissariato e appiccò un incendio. Il rogo coinvolse 17 vetture di servizio, alcune delle quali totalmente distrutte.

Le analisi dettagliate dei video registrati dalle telecamere di sicurezza hanno permesso di scoprire alcune caratteristiche somatiche del responsabile, alcuni dettagli del vestiario e, soprattutto, la ricostruzione del percorso compiuto e l'abitazione dove ha fatto rientro. Solo pochi giorni prima, alcuni condomini avevano lamentato la presenza nel palazzo di un forte odore di benzina. Altri accertamenti hanno mostrato che il sospettato avrebbe svolto una sorta di sopralluogo il 15 marzo presso la stazione dei carabinieri di Albano.

Una comparazione tecnica svolta dal Ris Carabinieri di Roma, spiegano i militari in una nota, "ha consentito, infine, agli investigatori di confermare la piena compatibilità fisica tra l'indagato egiziano e l'attentatore ripreso dalle telecamere, con particolare riferimento all'altezza. E', da ultimo, tutt'ora in corso, da parte del personale della Polizia Scientifica, l'analisi del liquido contenuto in una bottiglia ritrovata nei pressi del Commissariato di polizia di Albano e la ricerca di eventuali impronte latenti".

Al 34enne sono stati sequestrati un cellulare, alcuni indumenti e uno zaino, tutti compatibili con quelli utilizzati dall'autore degli incendi. Il movente? Secondo gli investigatori, "un rancore profondo e persistente nei confronti delle forze dell'ordine locali maturato dall'indagato nell'ambito di vicende personali".

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