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Gualtieri chiama Boeri a disegnare futuro di Roma, architetti lanciano petizione: “Così non si fa”

Gli architetti Susanna Tradati e Michele Molè dello studio Nemesi hanno lanciato su Change.org una petizione aperta a tutti i cittadini per contestare la decisione del sindaco Gualtieri. Ha spiegato Tradati a Fanpage.it: “Secondo noi la metodologia utilizzata dall’amministrazione è sbagliata”.
A cura di Enrico Tata
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L'architetto milanese Stefano Boeri, ex assessore alla Cultura a Milano di area Pd, è stato chiamato dal sindaco Roberto Gualtieri a coordinare il Laboratorio sulla Roma del 2050. In pratica il suo compito è disegnare il futuro urbanistico della Capitale.

Gli architetti Susanna Tradati e Michele Molè dello studio Nemesi hanno lanciato su Change.org una petizione aperta a tutti i cittadini per contestare la decisione del sindaco Gualtieri. Ha spiegato Tradati a Fanpage.it: "Secondo noi la metodologia utilizzata dall'amministrazione è sbagliata. In pratica hanno incaricato direttamente un unico professionista, per di più esterno alla città, non di curare un singolo progetto, ma addirittura di disegnare quello che dovrebbe essere il futuro della città per quanto riguarda le tematiche della sostenibilità, del verde, dei trasporti".

Con questa petizione, spiega ancora Tradati, "chiediamo che anche gli altri professionisti Roma si mobilitino per contestare questa metodologia di lavoro. Il presupposto è che tutte le grandi capitali internazionali e le città che in questi anni hanno lavorato sulla costruzione di un percorso di individuazione di strategie e progetti per il proprio futuro, lo hanno fatto con un dibattito pubblico e con un confronto professionale a partire da risorse interne alla città. Soltanto in seguito hanno allargato il dibattito coinvolgendo progettisti internazionali, ma con delle procedure competitive e trasparenti".

Per Tradati "il fatto che si voglia ragionare sulla Roma del 2050 è un messaggio positivo. Ma noi vorremmo che il sindaco si aprisse a un dialogo con le risorse professionali, culturali e istituzionali della città, in primis con l'Ordine degli Architetti, per cercare di trovare una metodologia più consona a quella che capitali come Roma dovrebbero seguire per progetti così importanti". Il problema non è Boeri, spiegano ancora gli architetti dello studio Nemesi: "Senza di lui il problema sussisterebbe ugualmente. Una città non può rinunciare a pensare a sé stessa, non può e non deve farlo. Si possono coinvolgere diversi professionisti, ma non può chiedere a un professionista singolo di coordinare un laboratorio sulla città. Era il Comune che doveva attivare questo laboratorio, magari con l'Ordine degli Architetti, e poi, attraverso procedure competitive, avviare un dialogo con vari altri professionisti e progettisti. Finché prevarranno altre modalità, che noi definiamo mediatiche e pubblicistiche, altri le possono definire politiche, il tema non verrà mai affrontato secondo le reali esigenze della città".

A Roma ci sono moltissime potenzialità e temi da affrontare per il futuro: "Questa città è una città vasta dimensionalmente ricca e stratificata. Il tema del policentrismo è un tema fondamentale, per esempio, ma un altro tema è quello del recupero di un tessuto esistente degradato e di moltissimi spazi inutilizzati. C'è poi il rapporto tra città e mare, un altro tema tutto da sviluppare, c'è quello della riqualificazione del centro storico e dei Fori Imperiali. Non c'è nulla da inventare, basta guardare gli esempi in giro per il mondo. Perché noi dobbiamo agire in maniera diversa e provinciale? Questa è anche la domanda che ci poniamo. Perché l'approccio utilizzato finora dalle amministrazioni è un approccio in cui Roma non viene considerata alla stregua delle grandi capitali internazionali in un logica competitiva. A Roma si risolvono di volta in volta problemi immediati senza una visione strategica, come se Roma non fosse una metropoli, ma una piccola città di provincia".

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