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Giorno della Memoria, Dureghello: “Vediamo tornare gli stessi pregiudizi antisemiti di un tempo”

Nel Giorno della Memoria dell’Olocausto, Fanpage.it ha intervistato Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma.
A cura di Valerio Renzi
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Dal 2015 presiede la Comunità ebraica di Roma. Un compito che la porta a confrontarsi con i temi certo della memoria della Shoah, ma non solo. Che bilancio può tracciare di questi anni?

Chi presiede una Comunità ebraica ha molte responsabilità, non solo quella della memoria della Shoah e delle persecuzioni anti ebraiche ovviamente. In questi anni ho cercato di soffermarmi molto sulla vita ebraica, sui valori ebraici, sul contributo che la presenza ebraica in questa città ha reso possibile. Per gli ebrei e tutti noi oggi non è un giorno solo in cui ci richiamiamo alla tragedia della Shoah, non dobbiamo e non possiamo fermarci solo a questo. Il 27 gennaio rappresenta un'occasione di riflessione. Non è un "atto di omaggio" agli ebrei, ma la consapevolezza che combattere discriminazioni e antisemitismo vuol dire anche garantire la presenza ebraica nella città e nel Paese.

Non crede che dietro molte teorie del complotto si celi un antisemitismo mascherato, non ritroviamo in molti discorsi la stessa retorica dell'antisemitismo che ha cominciato a montare alla fine dell'800?

Io ho la certezza che stia accadendo tutto ciò. Ci troviamo ad affrontare gli stessi pregiudizi. Guardi, il percorso che ha portato a mettere all'angolo gli ebrei negli anni '30, a farne il capro espiatorio, i responsabili di ogni complotto ai danni della società gentile, è stato lungo anche allora ed è impressionante come oggi ci troviamo ad ascoltare gli stessi identici argomenti. Ce lo raccontano non solo le parole d'ordine e al propaganda che troviamo online e sui social network, ma le stesse dichiarazioni che purtroppo ci consegnano le cronache dei giornali. Fortunatamente in Italia non solo abbiamo un sistema valoriale imperniato su una Costituzione democratica, ma anche una legislazione che punisce chi ancora intende perseguire la strada dell'odio anti ebraico.

I testimoni della Shoah,  sono sempre di meno. Settantesette anni dopo la liberazione di Auschwitz si fa sempre più urgente interrogarsi su come trasmettere alle nuove generazione quello che è stato…

Certamente, ma è una responsabilità che non è esclusivamente degli ebrei di tutto il mondo, il Giorno della Memoria testimonia esattamente questo. I sopravvissuti hanno affidato a noi tutti la loro parola. Lo hanno fatto con generosità tornando a raccontare il calvario e l'orrore centinaia se non migliaia di volte. Dobbiamo impedire che la storia della Shoah si possa in qualsiasi maniera e forma riproporre, questa è la sfida che siamo chiamati ad affrontare tutti. "Quello che è accaduto può accadere di nuovo", diceva Primo Levi, a noi il compito di riconoscere nella società i segnali evidenti che qualcosa non sta funzionando. Come ci ha insegnato Elie Wiesel, quando abbiamo ascoltato una testimonianza diventiamo a nostra volta testimoni. Questo è il monito e la sfida del nostro presente.

Il Museo dello Shoah a Roma, di cui si parla da ormai decenni da che è ancora lungi dall'essere realizzato, potrebbe essere uno strumento importante?

In questi anni memorie, testimonianze, documenti sono stati accumulati negli istituti di ricerca e nelle sedi più disparate. Un museo è soltanto un mezzo, ma certo non serve agli ebrei ma a tutta la città, alle nuove generazioni. La scelta è affidata alle istituzioni che devono ovviamente assolvere alla missione di trasmettere la memoria della Shoah, gli strumenti migliori con cui farlo, è una valutazione che sta alle nostre istituzioni cittadine con cui la Comunità ebraica è sempre in dialogo.

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