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Garbatella addio: la melanconia di quella serranda abbassata dove per Meloni è “iniziato tutto”

Al civico numero 8 di via Guendalina Borghese c’è la sezione di Garbatella del fu Msi, un luogo mitico dell’auto narrazione di Giorgia Meloni dove è “iniziato tutto” quando aveva 15 anni. Oggi, mentre gli eredi della fiamma hanno ansia di traslocare nelle stanze di ministeri e ai vertici delle aziende di Stato, qui non c’è più nessuno. Di quella destra fatta di militanza e orgogliosa differenza c’è traccia solo nella vernice scrostata.
A cura di Valerio Renzi
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I manifesti strappati, la serranda con la vernice scrostata. La sezione di Garbatella del fu Movimento Sociale Italiano, che è un luogo mitico dell'autonarrazione di Giorgia Meloni, a passarci davanti mette melanconia. Via Guendalina Borghese. Siamo nel cuore della Roma di sinistra e popolare, dove pochi giorni fa la presenza elettorale di Fratelli d'Italia con un gazebo è stata contestata con striscioni e cori antifascisti dall'Albergo Rosso.

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Ecco come racconta la leader di Fratelli d'Italia nella sua autobiografia Io sono Giorgia la sua prima volta in quella sezione che per tutti è semplicemente "Guendalina":

A quindici anni e mezzo non pensavo che bussando al portone blindato della sezione del Fronte della Gioventù alla Garbatella avrei trovato la mia seconda famiglia decisamente più numerosa di quella di origine. (…) La sezione si trovava, quando si dice il destino, esattamente dietro l'angolo di casa mia, ma io non c'ero quasi mai passata in quella via e l'avevo dovuta cercare sul TuttoCittà, dopo aver telefonato alla sede centrale del Movimento Sociale Italiano per sapere dove fosse la sezione più vicina a casa. Via Guendalina Borghese numero 8: ecco l'indirizzo dove tutto è iniziato. E, ancora più dell'indirizzo, conta la data che fu il motivo scatenante di quella decisione: 19 luglio 1992, il giorno dell'attentato a Paolo Borsellino.

Garbatella e la Guendalina sono due topos fondamentali nell'autonarrazione di Giorgia Meloni per due ragioni. La prima è il racconto dell'affermazione di un'identità di destra all'interno di un quartiere dove l'egemonia di strada è saldamente in mano a centri sociali e sinistra extraparlamentare, e dove hanno sempre governato il Pci e i suoi epigoni. Qui "uscire dalle fogne" per i postfascisti è stata più dura che altrove, e quando si esce ad attacchinare i manifesti con la colla è facile che si finisca a fare botte. E questo è l'altro elemento: la militanza, la coerenza, la storia di un leader politico forgiato dalla militanza di base, dal sacrificio, dalla politica vissuta come impegno ideale e mai come carrierismo. Un'immagine che serve anche a far passare in secondo piano come Giorgia Meloni nelle stanze del potere si è trovata a suo agio fin da giovanissima, sostenuta da Gianfranco Fini che gli ha aperto le porte di un ministero e della vicepresidenza della Camera.

Ma cosa ne è oggi di quella sezione mitica? Sede di discussioni fumose, rifugio sicuro quando con si giocava ad acchiapparella con i compagni, teatro di incontri fondamentali nella vita della leader che oggi studia da premier, tra Evola e gli 883? Difficile da capire con esattezza. Quel che è certo è che da tempo in via Guendalina Borghese le serrande sono abbassate. "Ho sentito che quelli di Fratelli d'Italia ci faranno un Caf", dice un ben informato nel quartiere. Una voce nel partito invece rassicura: "Stiamo facendo i lavori". Di operai al momento non ce n'è traccia e la Guendalina, ora che i suoi vecchi inquilini hanno l'ansia di trasferirsi al più presto nelle sedi di ministeri e di fare all in nello spoil system, sembra appartenere a una lontana epoca. Di giovani di destra che camminano sulle tracce di Giorgia Meloni, almeno qua non ce sono, mentre Garbatella è ancora rossa.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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