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“Follia woke”, “buffonata”, “peli e assorbenti”: le bufale della destra sul Museo del patriarcato

Il MUPA – Museo del Patriarcato, lanciato da ActionAid, provoca le reazioni della destra che ridicolizza le istanze femministe con banalità su ‘peli e assorbenti’. La mostra, tra panel e laboratori, invita invece a riflettere sul carattere strutturale della violenza di genere e sulle disuguaglianze ancora presenti.
A cura di Natascia Grbic
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"Follia woke", "concentrato di teorie gender", "buffonate", "volgarità": è bastata la locandina dell'evento per scatenare i giornali di destra contro il Mupa, il Museo del patriarcato, l'evento lanciato da ActionAid in occasione della settimana di avvicinamento al 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una mostra provocatoria, accompagnata da panel e laboratori dedicati a temi come i corpi, la narrazione della violenza e il diritto alla città, con l’obiettivo di immaginare un mondo in cui il patriarcato – origine di stereotipi e discriminazioni che permettono il perpetuarsi della violenza – diventi finalmente solo un “pezzo da museo”.

Da Il Giornale a Il Secolo XIX, passando per la televisione, giornalisti e commentatori di destra hanno attaccato senza mezzi termini la mostra che si terrà a partire da domani a Roma, presso lo Spazio AlbumArte in Via Flaminia 122, nella centralissima piazza del Popolo. E in che modo lo stanno facendo? Con le solite banalità trite e ritrite: parlando di "peli e assorbenti" in modo denigratorio, ed evitando accuratamente l’elefante nella stanza, ossia il carattere strutturale e la drammaticità della violenza di genere. Alimentando così una narrazione che sminuisce le istanze portate avanti dal movimento femminista, e riducendo a caricatura battaglie che mirano invece a rendere visibile un problema profondo e tutt’altro che risolto. Si tratta di un meccanismo consolidato, che permette di ignorare le responsabilità culturali, politiche e istituzionali, e impedisce la possibilità di un confronto serio su cosa hanno prodotto le disuguaglianze e la violenza di genere.

"Inaugura a Roma il MUPA – Museo del Patriarcato, un’esposizione immersiva che ci trasporta nel passato recente — quello dell’Italia patriarcale del XX e XXI secolo — per osservare da vicino le tracce di un sistema di potere fondato sulla discriminazione e sull’oppressione delle soggettività marginalizzate per la propria identità di genere – si legge sul sito dell'evento. – Reperti autentici, opere e testimonianze restituiscono l’atmosfera degli anni ’20 del 2000, tra dinamiche familiari, stereotipi di genere e violenza normalizzata. Un viaggio tra gli oggetti, i gesti e le parole che hanno plasmato la cultura patriarcale, per ricordare quanto sia necessario che resti un capitolo storico definitivamente chiuso. La mostra invita a osservare criticamente il passato per riflettere sul presente e sul futuro". Insomma, un evento un po' più complesso di come viene presentato.

Mantenere lo status quo non è un’opzione. Gli effetti del patriarcato sono sotto gli occhi di tutti e sono tutt’altro che innocui: dal gender pay gap alle carriere penalizzate, dal peso sproporzionato del lavoro di cura alla minimizzazione delle molestie, dalla normalizzazione della possessività, fino alla cultura dello stupro e alla sua manifestazione più estrema, i femminicidi. Ma è meglio farsi le risatine sulla parola ‘assorbente' che guardare in faccia la realtà e provare a cambiarla.

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