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Femminicidio Yirelis Peña Santana uccisa a Frosinone: condannato a 14 anni Sandro Di Carlo

Condannato a 14 anni di carcere Sandro Di Carlo che nel maggio del 2023 ha ucciso la 34enne Yirelis Peña Santana, lasciando il corpo nel suo appartamento di Frosinone.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra Yirelis Peña Santana, a destra Sandro Di Carlo.
A sinistra Yirelis Peña Santana, a destra Sandro Di Carlo.

Sandro Di Carlo è stato condannato a 14 anni di carcere. Era stato fermato lo scorso anno, a tre giorni dal femminicidio di  Yirelis Peña Santana, la trentaquattrenne uccisa a coltellate nel maggio del 2023 e lasciata morire nella sua abitazione in via Pascoli a Frosinone. Il ragazzo, un ventiseienne, è stato fermato pochi giorni dopo, ad una stazione dei bus ad Arce. Aveva ancora le scarpe macchiate di sangue. A incastrarlo proprio un'impronta delle calzature ritrovata sul luogo del delitto.

La condanna in primo grado arrivata oggi

Oggi, al termine dell'ultima udienza del processo, è arrivata la condanna a suo carico a 14 anni di carcere in primo grado della Corte di assise di Cassino. Nei suoi confronti il pm aveva chiesto 24 anni di carcere. Accolta, invece, la richiesta della difesa sul riconoscimento della semi-infermità mentale, presentata con il supporto da perizie psichiatriche e neurologiche.

"È instabile da anni, ma nessuno ci ha mai aiutato", aveva fatto sapere il padre del giovane, un imprenditore edile noto nel territorio ciociaro.

Il femminicidio di Yirelis Peña Santana

Di origine domenicane, la donna si era trasferito nell'appartamento in cui ha trovato la morte appena un mese prima del terribile femminicidio, consumato nella notte fra il venerdì 26 e sabato 27 maggio 2023. A scoprire il corpo della donna è stato un vicino di casa che dopo aver visto la donna in un lago di sangue ha fatto scattare immediatamente l'allarme. Prima di essere uccisa a coltellate, con quattro colpi fatali, uno dei quali le avrebbe perforato un polmone, come emerso dall'autopsia, la donna è stata massacrata di botte.

Da quel momento le indagini sono continuate serratissime. Gli inquirenti hanno effettuato varie perquisizioni, isolato diverse prove e prelevato delle altre, analizzate in laboratorio. Decisiva per arrivare a Di Carlo anche l'impronta di una scarpa. Una volta fermato, alla stazione dei bus di Arce alle una di notte del 29 maggio successivo al femminicidio, gli agenti gli hanno trovato addosso le scarpe e i vestiti ancora macchiati di sangue.

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