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Night club mascherato da circolo culturale: chiuso il Poppea, fino a 120 euro per balletti hard nei privé e sesso

Dietro allo statuto di un’associzione culturale Il Poppea al Colosseo si nascondeva l’attività commerciale di un night club. Il gestore è stato arrestato ed è ai domiciliari per reati fiscali e sfruttamento della prostituzione.
A cura di Alessia Rabbai
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Un night club in zona Colosseo a Roma era mascherato da associazione culturale, il Poppea Club in via Capo D’Africa, che promuoveva il "sesso libero". Un locale nel centro storico della Capitale dove le ragazze, "socie dell'associazione", venivano pagate dai 60 ai 120 euro per stare insieme ai clienti, esibendosi con balletti sexy all'interno di privé e offrendo prestazioni sessuali. È quanto venuto alla luce in un'operazione congiunta tra i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma e il personale della sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato.

Il gestore del locale su disposizione del giudice delle indagini preliminari è stato arrestato e messo ai domiciliari e il locale sottoposto a sequestro preventivo, per la confisca di beni mobili e immobili per oltre mezzo milione di euro. Un'inchiesta sulla quale poliziotti e finanzieri, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno lavorato in sinergia su due filoni illeciti: i reati fiscali e lo sfruttamento della prostituzione.

Attività commerciale mascherata da associazione culturale

Gli accertamenti su quella che si spacciava come un'associazione culturale sono cominciati un paio d'anni fa. Per quanto riguarda la parte tributaria dell'inchiesta i finanzieri hanno notato delle incongruenze a livello dichiarativo. Le attività inquadrate come associazioni infatti non pagano l'Iva. Le verifiche della finanza sono volte a scovare coloro che dietro a questa definizione mascherano realtà imprenditoriali, come in questo caso.

I militari delle Fiamme Gialle hanno approfondito la situazione fiscale, scoprendo che i presunti soci erano in realtà dei veri e propri clienti, in quanto invece di pagare una sola volta la quota associativa, pagavano normalmente l'ingresso ogni volta che entravano nel locale. Altro dettaglio, non sono mai state fatte assemblee, neanche quella annuale obbligatoria per le associazioni.

I fondi gestiti dal titolare per scopi personali

I fondi inoltre, come è emerso durante le indagini, non venivano riutilizzati all'interno dell'associazione, ma in maniera impropria dal gestore per scopi personali. In questo quadro che rendeva il locale di fatto un'attività commerciale è scattata la denuncia per i omessa dichiarazione dell'Iva e infedele un'infedele dichiarazione, in quanto avevano rendicontato i ricavi ma in maniera minore rispetto a quella ricostruita dai finanzieri.

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