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La morte dell'ultras Fabrizio Piscitelli a Roma

“Diablo vive”: Roma incartata dai manifesti che ricordano il narcotrafficante e capo ultras

A un anno dall’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, in molti continuano a fare della sua figura un santa laico, scrivendo ovunque il suo nome su adesivi, murales, manifesti, coltivando il culto di un trafficante di droga con simpatie di estrema destra. Questa notte affissi centinaia di manifesti per ricordarlo.
A cura di Redazione Roma
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I manifesti affissi a un anno dall'omicidio di Fabrizio Diabolik Piscitelli
I manifesti affissi a un anno dall'omicidio di Fabrizio Diabolik Piscitelli
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Roma si è svegliata coperta dai manifesti che ricordano Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, il capo ultras degli Irriducibili della Lazio, assassinato un anno fa al Parco degli Acquedotti con un colpo di arma da fuoco alla nuca. Un manifesto nero con gli occhi del famoso protagonista dell'omonimo fumetto a cui Piscitelli doveva il suo soprannome, accompagnato dalla scritta ‘Diablo Vive' è stato attacchinato nella notte soprattutto nella zona di Roma Sud, dalla sede degli Irriducibili di via Amulio (dove è stato ripristinato il murales con la stessa iconografia) fino al luogo dell'omicidio.

A un anno di distanza ancora non si conosce il nome degli esecutori né dei mandanti dell'omicidio del capo ultras. Un'esecuzione in piena regola, organizzata da qualcuno che a Piscitelli aveva dato appuntamento ma che sul luogo prescelto per l'incontro ha inviato un killer vestito da runner che senza esitazione ha premuto il grilletto andando a segno. Quello di cui sono convinti gli inquirenti è che il movente è strettamente legato all'attività di narcotrafficante di Diabolik. Come emerso nel corso dell'inchiesta che ha portato all'arresto di 51 persone ritenute parte di un'organizzazione capeggiata proprio da Piscitelli in grado di inondare Roma di cocaina, movimentando un giro d'affari da centinaia di milioni d'euro.

Tra gli affari della Curva Nord, trasformando gli Irriducibili in un brand e gestendo per anni biglietti e trasferte, e il traffico di stupefacenti, Diabolik è cresciuto dal punto di vista criminale all'ombra del boss di camorra Michele Senese. E forse qualcuno era stanco della sua arroganza e della crescita del volume di affari della sua organizzazione ed è arrivato da chi conta davvero il semaforo verde per il suo omicidio. Intanto a Roma c'è chi continua a fare della figura di Diabolik un santo laico, scrivendo ovunque il suo nome su adesivi, murales, manifesti, coltivando il culto di un trafficante di droga con simpatie di estrema destra.

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