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Coronavirus Lazio, ‘drive in’ in affanno: “Non prescrivete tamponi classici, ma solo quelli rapidi”

Il tampone rapido “rappresenta lo strumento diagnostico di primo livello in una fase di screening massiva come quella attuale”. Per i casi sospetti, queste le nuove regole per i medici di famiglia del Lazio, “la tipologia consigliata e più veloce è il tampone rapido con la ricetta dematerializzata”. Il tampone classico, invece, dovrà essere prescritto solo per i pazienti che presentano sintomi.
A cura di Enrico Tata
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I tamponi rapidi (i test antigenici) diventano nel Lazio lo strumento diagnostico di primo livello per individuare le presunte infezioni da coronavirus. Il tampone classico (il test molecolare) dovrà essere prescritto solo per conferme di eventuali positività ad altri test. Oppure dovrà essere eseguito su persone che presentano sintomi, su pazienti a rischio perché già affetti da altre patologie e su persone a stretto contatto con individui a rischio di sviluppare malattie. Queste le nuove regole per i medici di famiglia e per i pediatri, che la Direzione regionale Salute ha inviato con una circolare a tutte le Asl del territorio. Come anticipato, il tampone rapido "rappresenta lo strumento diagnostico di primo livello in una fase di screening massiva come quella attuale". Per i casi sospetti, comunica la Regione Lazio, "la tipologia consigliata e più veloce è il tampone rapido con la ricetta dematerializzata".

Tamponi classici solo per chi ha sintomi

"Per la conferma di positività al test rapido o in sorgenza di sintomi – ribadisce la Regione Lazio – la modalità di prescrizione è il test molecolare, sempre attraverso la ricetta dematerializzata". Tutte le prescrizioni per tamponi classici non accompagnate da scheda di notifica alle Asl da parte dei medici di famiglia dovranno essere gestite come prescrizioni per test rapidi, il cui referto si ottiene in circa 30 minuti. Per effettuare i tamponi rapidi è disponibile, oltre alle postazioni drive-in della Regione Lazio, anche la rete dei laboratori privati autorizzati che ha raggiunto quota 65 strutture. Il tentativo è quello di testare quante più persone possibile e fare in modo che i laboratori analizzino solo tamponi molecolari (che hanno bisogno di ore di processo prima di arrivare a un referto) per confermare un'eventuale positività ad altri test oppure di persone che presentano sintomi gravi. Allo stesso tempo la Regione ha potenziato la rete dei ‘drive in', che da oggi arriva a quota 38 postazioni. L'obiettivo, ha dichiarato ieri l'assessore D'Amato, è quello di raddoppiarli.

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