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Caos documenti a Roma, il calvario di due genitori: “Impossibile prenotare online, al Municipio non volevano aiutarci”

Dopo settimane senza riuscire a fissare un appuntamento all’Ufficio Anagrafe del municipio per il primo documento della bimba neonata, una coppia di genitori si sono recati di persona in sede: “Abbiamo discusso e minacciato di chiamare i carabinieri. Una situazione inammissibile”.
A cura di Beatrice Tominic
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"Fare questo documento per nostra figlia, di pochi mesi, si sta rivelando un'odissea senza precedenti. Abbiamo seguito le procedure per prenotare online e non abbiamo trovato slot disponibili. Siamo andati in sede e ci hanno preso appuntamento su un'agendina, tutto scritto a penna. La sede del municipio era vuota, sembravano tutti in pausa. Ma comunque la prima data utile era dopo tre settimane". A Fanpage.it lo sfogo dei genitori di una bimba nata la scorsa estate che da settimane provano a prendere appuntamento per il primo documento della piccola senza riuscirci.

"Abbiamo deciso di fare alla nostra bimba il passaporto come primo documento – raccontano a Fanpage.it – Abbiamo consultato i vari siti, sia della Questura che dell'anagrafe per capire quale fosse l'iter da seguire e quali documenti presentare. Fra le cose che servivano anche una foto autenticata dal Comune".

La ricerca dell'appuntamento e l'arrivo in Questura

Intenzionati a richiedere il documento per la piccola, come prima cosa, i genitori si sono messi alla ricerca di un appuntamento prenotabile all'Ufficio Anagrafe. "Abbiamo cercato in giorni diversi e in diverse fasce orarie, nei momenti in cui, notoriamente, è meno complesso trovare slot disponibili. Senza alcun risultato – spiegano – Abbiamo provato anche a metterci in contatto telefonicamente con i vari uffici, ma non hanno saputo darci risposta. In alcuni casi la chiamata neanche veniva inoltrata".

Ormai sconsolati i due hanno provato a chiamare l'Anagrafe centrale: "Abbiamo spiegato la situazione all'operatore che ci ha risposto, dopo diverse chiamate e minuti d'attesa. Ci ha detto che era un problema già noto. L'unico consiglio che è riuscito a darci è stato quello di presentarci all'Ufficio anagrafe del municipio chiedendo un appuntamento e, davanti a una risposta negativa, di minacciare di chiamare i carabinieri – dicono – A me è sembrata un'assurdità. Possibile si debba arrivare a questo? Ma ci ha detto che era serissimo. E anche consapevole di andare contro il suo lavoro con il suo consiglio".

A quel punto hanno pensato che fosse il caso di tentare. E i due si sono presentati in Questura con la bimba chiedendo di farle il passaporto. "Ci hanno detto che non era possibile secondo un'ordinanza recente che ha vietato ai funzionari in Questura di autenticare le fototessere. E ci hanno ribadito che l'autenticazione poteva essere effettuata soltanto in una struttura del Comune".

L'arrivo in Municipio: "Era deserto, c'erano solo gli operatori"

"A quel punto abbiamo tentato il tutto per tutto e ci siamo recati direttamente in municipio, un'oretta e mezza dopo essere stati in Questura. Abbiamo controllato gli orari: l'ufficio era in piena attività. E siamo andati", ricordano.

Una volta arrivati, si sono accorti però che la sede era quasi deserta: "Abbiamo trovato parcheggio davanti all'ingresso, siamo entrati e abbiamo visto che i locali erano vuoti. Non c'erano cittadini in attesa per essere ricevuti. Non c'era nessuno – precisano – Ci ha ricevuti un operatore, a cui abbiamo spiegato tutta la trafila a cui eravamo stati sottoposti prima di arrivare lì. Ci ha guardato e ci ha detto che non poteva fare nulla senza la prenotazione di un appuntamento. Se possiamo essere ricevuti in municipio soltanto previo appuntamento, ma non riusciamo a prenderne uno, si crea un corto circuito. È come un cane che si morde la coda".

I due, con la piccola fra le braccia, sono stati insistenti, intenzionati a sbloccare la situazione in qualche modo. "Sapevamo che per autenticare la foto bastano pochi minuti, ci serviva un timbro che attestasse l'autenticazione e la sede era deserta: non c'era nessuno. Non c'era motivo per non riceverci". Se non la mancata prenotazione dell'appuntamento.

"Diceva che non poteva farci niente, che erano le regole. I toni si sono accesi un po', senza mai sfociare nella maleducazione, ovviamente. Ma non ne potevamo più. Diversi operatori hanno iniziato ad accerchiarci, chiedendo cosa stesse succedendo, se ci fossero problemi. Una di loro ci ha anche suggerito di fare la carta d'identità al posto del passaporto, mettendosi a sindacare anche le nostre scelte di genitori. Un'altra ancora ci ha detto che l'autenticazione non serviva. Ma solo noi sapevamo le chiamate e i giri che avevamo già fatto", spiegano ancora, ricordando di essersi sentiti presi in giro.

La minaccia dei carabinieri: "Poi ci ha fissato un appuntamento a penna su un'agendina"

"Poi ci siamo ricordati del suggerimento che avevamo ricevuto per telefono. E per sbloccare la situazione abbiamo minacciato di chiamare i carabinieri". A quel punto qualcosa, secondo il racconto dei due neogenitori, è cambiato qualcosa.

"L'operatore che ci ha ricevuto ha tirato fuori un'agendina, come quelle che si regalano negli uffici verso la fine dell'anno, e una penna. Ci ha detto che il primo appuntamento disponibile sarebbe stato tre settimane dopo. Ci ha dato due orari a distanza di circa un'ora e mezza l'uno dall'altro. A quel punto, disperati, ne abbiamo scelto uno. E ci ha prenotato scrivendo il nome a penna. La pagina era vuota, non c'erano altri appuntamenti".

A quel punto sono stati costretti a bloccare la prima data disponibile: "Oltre al fastidio di dover girare per uffici e questure e Roma e in municipio con una neonata, ci siamo sentiti costretti a fissare per la prima data disponibile, ma io sarò sola perché il mio compagno è al lavoro. La bimba è ancora piccola e l'allatto al seno, potrebbe rivelarsi più difficile di quanto sembri – sottolinea la mamma della piccola – Per me è una situazione inammissibile. Quando siamo andati via ci siamo lasciati gli operatori alle spalle, fuori dal municipio, in pausa sigaretta. A prova del fatto che non c'era proprio nessuna persona in fila".

I genitori della piccola in attesa del primo documento: "Ci sentiamo soli e amareggiati"

Nei giorni successivi si sono messi a cercare slot di prenotazione disponibili: "In giorni diversi e a orario differenziati, come facevamo prima – precisa il papà – Ma non è cambiato niente: non risulta nessun appuntamento. Gli altri servizi, anche a distanza di giorni o settimane, sono prenotabili. Ma non quello che serviva a noi e alla nostra bimba".

Un problema che, come hanno scoperto in seguito, condividendo la loro disavventura sui social network, è condiviso fra molte persone. "Trovo assurdo che, dopo tutta la trafila, l'appuntamento sia stato preso a penna su un'agendina. Sperando che sia realmente stato fissato, visto che non abbiamo alcun documento che lo attesti – precisano i genitori, ormai sul piede di guerra – Abbiamo già comunicato in municipio cosa ci è successo: speriamo che siano presi provvedimenti e che altri genitori possano avere vita più facile della nostra per il primo documento della nostra bimba. Nel 2025 non è possibile che ci siano falle così grandi anche per una prenotazione online", concludono poi.

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