Bimba di cinque mesi morta nel campo rom: chiesto il rinvio a giudizio per i genitori

Rinvio a giudizio per i genitori della bambina morta nel novembre 2019 nel campo rom di via Candoni a Roma. È la richiesta del sostituto procuratore Gabriella Fazi avanzata al giudice al quale spetta la decisione sul processo a carico della madre e del padre della bambina di cinque mesi, deceduta, come hanno confermato gli accertamenti svolti sul corpicino, per una grave polmonite e per la scarsa cura di che invece avrebbe dovuto occuparsi di lei, una morte dunque sopraggiunta "come conseguenza ad altri reati", ossia per maltrattamenti. I risultati dell'autopsia svolta del medico legale hanno confermato che ad uccidere la bambina sarebbe stata una polmonite contratta a causa di un sistema immunitario carente dovuto a denutrizione e scarsità di cure igieniche e sanitarie.
Bimba morta nel campo con polmonite e denutrita
I tragici fatti che hanno portato alla scomparsa prematura della piccola risalgono a due anni fa, quando le sirene dell'ambulanza e dei carabinieri della Compagnia Eur sono entrate all'interno del campo rom della Muratella, dopo la segnalazione del padre della bimba, il primo ad accorgersi che la figlioletta, immobile nel letto, non respirava più. I sanitari hanno tentato di rianimarla per 40 lunghissimi minuti, con la speranza fino all'ultimo, ma purtroppo non c'è stato nulla da fare per salvarle la vita. I militari giunti sul posto hanno accertato come all'interno del container vivessero ben otto persone raccolte in pochi metri quadri, con pessime condizioni igieniche, senza riscaldamento, né acqua. A coprirle il corpo nonostante fosse inverno c'era il solo pannolino e sul corpo, che pareva appartenere a una neonata di un mese tanto era piccola, erano visibili piaghe da decubito. Tutti elementi che provano le poche cure, la scarsa igiene e quanto la piccola fosse denutrita.