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Autopsia sul corpo di Ben Abdellatif. Il legale: “Grave che famiglia non ha potuto nominare medico”

È stata eseguita l’autopsia sul corpo di Wissem Ben Abdellatif, il 26enne trasferito dal Cpr di Ponte Galeria all’ospedale San Camillo e qui morto dopo 3 giorni di contenzione nel reparto psichiatrico. La denuncia dell’avvocato: “Non è stato possibile nominare medico legale di parte”.
A cura di Valerio Renzi
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Francesco Romeo è l'avvocato che rappresenta i familiari di Wissem Ben Abdellatif, il 26enne di nazionalità tunisina morto lo scorso 28 novembre dopo tre giorni di contenzione nel reparto psichiatrico dell'ospedale San Camillo. Oggi il legale ha denunciato di aver appreso che l'autopsia sul corpo del giovane è stata svolta, "senza che i familiari ne fossero informati", non potendo così "nominare un proprio medico legale per partecipare all’autopsia". Romeo parla di "grave superficialità", e spiega: "Nomineremo un consulente che potrà svolgere solo l’esame esterno della salma, alla Procura indicheremo anche i nominativi di altri ragazzi che con Wissem hanno condiviso il viaggio, la quarantena e la restrizione presso il Cpr di Ponte Galeria. I familiari vogliono conoscere la verità sulla morte di Wissem”.

Da quanto ricostruito finora il ragazzo è finito nel Cpr romano di Ponte Galeria dopo essere sbarcato in Italia ed essere passato un nave quarantena. Da qui viene trasferito all'ospedale Grassi di Ostia e poi al reparto di psichiatria dell'ospedale San Camillo dove muore alle prime ore del mattino dello scorso 28 novembre. La famiglia riceve la notizia che il ragazzo sarebbe morto di morte naturale (arresto cardiaco), ma le circostanze del decesso sono tuttavia ancora da capire. Secondo quanto riportato dal consigliere regionale Alessandro Capriccioli, entrato due volte nel Cpr romano per ricostruire l'accaduto, i compagni di detenzione di Wissem hanno raccontato che, prima del trasferimento e del calvario ospedaliero terminato con la morte, il ragazzo sarebbe stato picchiato all'interno del Cpr dal personale di sicurezza. Bisognerà poi verificare il perché della contenzione durata tre giorni e se questa pratica fosse giustificata e abbia avuto un ruolo nella morte.

La Tunisia è uno dei paesi verso il quale i rimpatri forzati sono diventati la norma, con un continuo incremento nell'ultimo anno e mezzo in virtù di un accordo (che costa all'Italia 8 milioni di euro), mai ratificato dai due parlamenti. Le associazioni di tutela per i diritti umani dei due paesi hanno denunciato più volte come ai cittadini tunisini arrivati in Italia non viene spesso permesso nei fatti di presentare una domanda di protezione. In Tunisia la morte di Wissem Ben Abdellatif, sta diventando un caso con manifestazioni e richieste di chiarezza all'Italia.

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