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Attivisti di Greenpeace scalano un palazzo di fronte alla sede Eni: “Ambientalismo di facciata”

Questa mattina, 12 maggio, tre attivisti di Greenpeace Italia hanno scalato la facciata di un palazzo di fronte al quartier generale dell’Eni, situato nel quartiere Eur di Roma. L’Ong accusa la multinazionale petrolifera di Greenwashing per nascondere il reale impatto ambientale causato dall’estrazione di gas e petrolio.
A cura di Paola Palazzo
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Foto di Greenpeace
Foto di Greenpeace

"Nonostante ieri abbiano provato a fermarci, non ci siamo arresi". E così all'alba di questa mattina, mercoledì 12 maggio, diversi attiviste e attivisti di Greenpeace Italia hanno scalato un palazzo di fronte al quartier generale di Eni, nel quartiere Eur, in occasione dell'assemblea degli azionisti. "Eni killer del clima", recita l'enorme striscione affisso sulla facciata della struttura. L'Ong accusa la multinazionale petrolifera di Greenwashing, il cosiddetto ambientalismo di facciata, con cui si promuove un falso impegno per le questioni ambientali distogliendo l'attenzione "dai drammatici impatti dell'emergenza climatica" causati dall'estrazione di gas e petrolio. Sempre questa mattina, dalle ore 9 alle ore 13, gli attivisti di Fridays for Future (il movimento ambientalista fondato dalla svedese Greta Thunberg), Extinction Rebellion Italia, Rise UP 4 for Climate Justice e NOalCCS – Il futuro non si (s)Toccasi, si riuniranno in Piazza della Stazione Enrico Fermi per sostenere la protesta della Ong e chiedere a Eni di "puntare davvero sulle rinnovabili, anziché continuare ad alimentare la crisi climatica".

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Greenpeace installa un iceberg galleggiante nel laghetto dell'Eur

La protesta contro l'azienda multinazionale petrolifera è iniziata ieri mattina, martedì 11 maggio, quando tre ambientalisti dell'Ong hanno occupato il laghetto del quartiere Eur, situato dinanzi alla sede romana dell'Eni, con diversi kayak e la riproduzione galleggiante di un iceberg che si scioglie, a testimonianza della "necessità inderogabile di un urgente cambio di rotta nella politica energetica di Eni".  Sul tema intervenuto  Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia: "Nei prossimi quattro anni Eni ha addirittura in programma di aumentare le estrazioni di gas e petrolio. Il tutto condito da ‘false soluzioni' per compensare le emissioni, come la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS) o i progetti di conservazione delle foreste nell’ambito del sistema REDD+, che servono solo come alibi per continuare a bruciare gas fossile e petrolio. Adesso basta, non è questa la transizione ecologica che ci aspettiamo”.

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