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Covid 19

AstraZeneca, nel Lazio un cittadino su dieci rifiuta mix di vaccini per la seconda dose

La Regione Lazio sottolinea che circa il 10 per cento delle persone prenotate per i richiami non si è presentato all’appuntamento. Si tratta di cittadini under 60 che avevano effettuato la prima dose con il vaccino AstraZeneca e che avrebbero dovuto ricevere la seconda dose con un vaccino Pfizer o Moderna in virtù delle nuove disposizioni del governo.
A cura di Enrico Tata
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Secondo la Regione Lazio negli ultimi tre giorni sono stati effettuati oltre 8mila richiami eterologhi. In altre parole, somministrazioni di seconde dosi con Pfizer o Moderna in utenti con età inferiore a 60 anni che avevano effettuato la prima dose con il vaccino AstraZeneca. A questi cittadini sono state inoculate, nello specifico, 7.443 dosi Pfizer e 812 dosi Moderna. La Regione sottolinea, tuttavia, che circa il 10 per cento delle persone prenotate per i richiami non si è presentato all'appuntamento. Queste persone verranno comunque richiamate in modo da riprogrammare l'appuntamento per completare il percorso vaccinale secondo le disposizioni del ministero della Salute. Non è chiaro il motivo per cui questi cittadini non si siano andati ad effettuare il richiamo, ma è probabile che si siano rifiutati di effettuare la vaccinazione eterologa (con un mix di vaccini, Astrazeneca come prima dose e un vaccino a mRna, Pfizer o Moderna, come seconda dose).

Lazio chiede al governo di poter continuare a vaccinare under 60 con AstraZeneca

Per ovviare a questo problema, la Regione ha chiesto ufficialmente al governo di poter continuare a somministrare le seconde dosi agli under 60 con AstraZeneca, previa firma di un apposito consenso informato da parte del cittadino. Il medico, in sintesi, potrà scegliere somministrare il richiamo con il vaccino anglo-svedese al paziente, ma quest'ultimo dovrà sollevarlo da ogni responsabilità con la firma di un'apposita informativa. "Abbiamo chiesto al Ministero della Salute di dare un parere riguardo a uno specifico consenso informato affinché possa decidere il medico in scienza e coscienza, poiché è importante per raggiungere l’immunizzazione che siano completati i percorsi vaccinali. Nessuno deve rimanere indietro con il richiamo soprattutto di fronte all’insorgenza delle varianti", si legge in un comunicato diffuso oggi dall'Unità di Crisi della Regione Lazio.

Le nuove disposizioni sul vaccino AstraZeneca per under 60

L'Aifa, ricordiamo, ha autorizzato ieri la vaccinazione eterologa: "Sulla base di studi clinici pubblicati nelle ultime settimane, la Commissione tecnico scientifica ha ritenuto, a fronte di un rilevante potenziamento della risposta anticorpale e un buon profilo di reattogenicità, di approvare il mix vaccinale (prima dose con Vaxzevria e seconda dose con Comirnaty o, per analogia, con il vaccino Moderna)". Con circolare firmata l'11 giugno da Gianni Rezza, il ministero della Salute ha vietato l'utilizzo del vaccino AstraZeneca per i richiami sui cittadini di età inferiore a 60 anni (e anche per le prime dosi per Under 60).

D'Amato: "Nessuna contrapposizione con ministero"

"Nel Lazio abbiamo applicato per primi quanto stabilito dal Ministero senza alcuna riduzione del numero delle somministrazioni giornaliere che è stabilmente al di sopra del target assegnato, e senza alcun problema all’interno degli hub vaccinali. Il tema è che vi è una quota di cittadini, ad oggi stimata intorno al 10%, nella fascia d’età 50/59 anni che rifiuta il mix eterologo. – ha sottolineato l'assessore alla Salute della Regione Lazio Alessio D'Amato – Il punto è avere indicazioni chiare su come trattare questa quota, che merita la medesima attenzione di tutti gli altri e che non può rimanere nel limbo. Si tratta di decidere cosa fare con questi cittadini che rifiutano il mix eterologo. Lasciarli con un'unica somministrazione di vaccino, senza completare il percorso e senza di conseguenza rilasciare il certificato vaccinale? Oppure rimettere la valutazione al medico in scienza e coscienza? Noi crediamo che la strada sia quest’ultima ed è per questo che abbiamo sottoposto all’attenzione del Ministero della Salute un’ipotesi di consenso informato, per permettere il completamento della vaccinazione, soprattutto in un momento in cui circolano varianti che potrebbero inficiare il percorso che ci porterà verso l’immunità”.

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