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“Anche noi siamo Roma”: cosa racconta il nuovo slogan delle periferie

C’è una città nella città a Roma, fatta da interi quartieri dove abitano centinaia di migliaia di romani che si sentono cittadini di serie B. E che ora dicono: non siamo esclusi per colpa nostra, ma per responsabilità delle istituzioni.
A cura di Valerio Renzi
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"Anche noi siamo Roma". Questo è lo slogan scelto dagli inquilini di Bastogi che, dopo aver visto le loro case distrutte da un incendio, hanno protestato per le condizioni in cui vivono da ormai decenni.

Bastogi è uno di quei quartieri di periferia il cui nome è diventato sovrapponibile a parole come "degrado", "marginalità", "spaccio", "illegalità".

In questo caso la periferia non è solo un luogo geografico: ci sono anche quartieri che ormai fanno parte della città consolidata, che soffrono dello stesso stigma. Ma al di là delle coordinate geografiche che hanno rispetto al centro storico e i confini del Grande del Grande Raccordo Anulare, questi quartieri hanno una cosa in comune: sono grandi complessi di edilizia residenziale pubblica.

Dopo la protesta dei cittadini di Bastogi, che ieri hanno aspettato Gualtieri a un evento in quartiere, ribadendo le loro richieste all'assessore alla Cultura Gotor e alla presidente del Municipio, mercoledì a scendere in piazza saranno anche gli abitanti di Quarticciolo. Il comitato di quartiere della storica borgata della zona Est ha scelto, non a caso di usare lo stesso slogan: "Anche noi siamo Roma".

Ma in che senso? (facendo il verso a Carlo Verdone). Ecco cosa dicono:

A Quarticciolo chiudono i negozi, chiude il consultorio, viene dimensionata l’unica scuola del quartiere. A Quarticciolo si laureano un settimo delle persone che si laureano al centro, sono diplomati meno della metà degli abitanti, gli stipendi sono bassi e la disoccupazione è alta. Qua le opere annunciate ci mettono decenni per essere realizzate, qua occorre scendere in strada perché ATER faccia le manutenzioni ordinarie.

È come se a via Palmiro Togliatti ci fosse una frontiera invisibile, forse non per caso la Togliatti era un fossato fino a pochi decenni fa. è una frontiera che riemerge ogni volta, come le acque della marana tombata quando piove. Una frontiera che emerge al colloquio di lavoro o davanti a un magistrato, davanti a un assistente sociale. È una frontiera che ci rende abitanti di serie B, è una frontiera che per qualche motivo impedisce all’ATER di trattarci come gli altri quartieri di Roma.

È una città nella città quella che si sente esclusa e che prova a costruire un discorso proprio per ribaltare il racconto: non siamo esclusi per colpa nostra, ma per responsabilità delle istituzioni.

Per ora il governo di centrosinistra della capitale non è stato in grado di coinvolgere e rappresentare questa città di serie B. L'idea all'inizio della consiliatura sembrava essere grosso modo questa: mettendo a terra le risorse del Pnrr e del Giubileo, e magari con Expo e qualche altro grande evento, i benefici sarebbero stati percepiti anche da quei cittadini che più di tutti soffrono la mancanza di servizi, la debolezza del trasporto pubblico e di un welfare che non li tutela abbastanza (figurarsi poi con la fine del reddito di cittadinanza!).

Le cose non stanno andando un granché bene, e il Campidoglio sarebbe ora che si interroghi su come rappresentare tutta la città. E nel dirlo non vogliamo indugiare sugli stereotipi della "sinistra della Ztl", ma piuttosto sull'ambizione che sembra mancare a rappresentare e farsi interpreti di alcuni bisogni, in favore di un'attitudine ad amministrare semplicemente l'esistente.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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