Ai domiciliari per maltrattamenti, continua a minacciare e perseguitare la ex per tre anni

"Il giorno che esco scanno chiunque trovo dentro il mio appartamento", queste alcune delle parole che un uomo ha rivolto minaccioso verso la ex compagna a meno di un mese dalla fine dei domiciliari, dove era finito proprio per maltrattamenti verso la donna. La misura era scattata circa tre anni fa, dopo la condanna.
Fin da subito l'uomo, un quarantacinquenne di origini calabresi, ha continuato a minacciarla con un'escalation crescente in vista del suo rientro in libertà. Fino a quando, però, non è stato arrestato dalla Polizia di Stato e trasferito in carcere.
A un mese dalla fine dei domiciliari continua a minacciare la ex: "Scanno chiunque trovo in casa mia"
Minacce e persecuzioni: questo l'incubo in cui è stata costretta a vivere una donna dopo che nei confronti dell'ex compagno sono stati disposti gli arresti domiciliari, tre anni fa. La condanna nei confronti del quarantacinquenne è arrivata tre anni fa, ma non è bastata. "Il giorno che esco scanno chiunque trovo dentro il mio appartamento", le ha detto nei giorni scorsi, a meno di un mese dal termine della misura degli arresti domiciliari in una cooperativa agricola imposta, dopo che, dal 2022, aveva continuato a minacciarla e a perseguitarla.
Così la donna è stata costretta a rivolgersi agli agenti del commissariato Anzio-Nettuno, ai quali ha denunciato le intimidazioni e le offese che, nel corso dei tre anni di detenzione, aveva continuato a rivolgerle ogni giorno, intensificandosi. Dai primi tentativi di contatto, motivati dalla scusa della gestione dei loro tre figli minori, ha continuato a scagliarle insulti e offese, dopo aver scoperto che, per far fronte alle spese economiche, la donna aveva scelto di ospitare in casa una coppia di amici.
Centinaia di chiamate e messaggi ogni giorno
Dopo aver scoperto che i due amici si sarebbero trattenuti a casa loro, ha iniziato a perseguitarla con centinaia di chiamate e messaggi ogni giorno che, settimana dopo settimana, si sono fatti sempre più minacciosi e insistenti fino a quando, il 3 giugno scorso, la donna non ha deciso di denunciare per timore che, una volta finito il periodo degli arresti domiciliari, potesse avere delle ritorsioni nei suoi confronti.
Una volta raccolti elementi a sufficienza, il Pubblico Ministero ha chiesto il trasferimento del quarantacinquenne in carcere, accolto dal Giudice delle Indagini Preliminari. A fronte della condanna per maltrattamento e per altri numerosi precedenti penali tra cui la partecipazione ad associazione mafiosa e altri relativi alla detenzione di armi clandestine, stupefacenti e lesioni.