Agguato al bus a Rieti, il 53enne Barberini: “Ho lanciato una pietra, ma non quella che ha ucciso l’autista”

L’inchiesta sulla morte di Raffaele Marianella, il secondo autista del pullman dei tifosi del Pistoia Basket ucciso dal lancio di una pietra sulla superstrada Rieti-Terni, entra in una fase decisiva con l’interrogatorio di Alessandro Barberini. Giovedì 27 novembre, il 53enne, detenuto nel carcere di Vazia, ha parlato per quasi tre ore davanti al pubblico ministero Lorenzo Francia.
Barberini ha espresso dolore per la tragedia, soprattutto verso i familiari della vittima, e ha ribadito di non aver avuto alcuna intenzione omicida né di aver scagliato il sasso che ha sfondato il parabrezza del bus. Il suo, infatti, sarebbe stato arrotondato e non appuntito come quello risultato fatale per Marianella.
L'interrogatorio di Alessandro Barberini sulla morte dell'autista Marianella
Come scritto dal Messaggero, Barberini, assistito dal suo avvocato Valter Petresca, si è presentato davanti al pm alle 12.30 di giovedì e ha sostenuto che non ci fosse alcuna premeditazione di uccidere nella sassaiola del 19 ottobre scorso. Secondo la sua versione, diversi tifosi sarebbero arrivati quasi simultaneamente allo svincolo di Contigliano con più auto. Un ritrovo casuale, non un assalto organizzato.
Ha aggiunto di non aver visto chi abbia materialmente tirato la pietra che ha colpito Marianella, né gli altri lanci. La visibilità, a suo dire, era ridotta: era notte, molti stavano lanciando pietre, per cui la scena era confusa. Il sasso da lui scagliato, ha specificato, sarebbe stato tondeggiante e non acuminato come quello che ha provocato la morte del secondo autista 65enne.
Sentito anche Kevin Pellecchia, manca solo Manuel Fortuna
Barberini è in carcere insieme ad altri due ultras della Sebastiani Rieti, Kevin Pellecchia e Manuel Fortuna, fin dalla notte fra il 19 e il 20 ottobre. Già nei primi colloqui col suo legale, il 53enne aveva manifestato pentimento per l’azione compiuta, ma anche la convinzione di non essere responsabile del lancio mortale. Si era detto pronto a collaborare per ricostruire quanto accaduto.
Nei giorni scorsi, il ventenne Kevin Pellecchia aveva già deciso di collaborare, ricostruendo dettagliatamente i fatti e assumendosi la responsabilità di aver partecipato al lancio di sassi. Il più giovane dei tre non ha escluso che la pietra mortale potesse essere la sua.
Resta ora da sentire Manuel Fortuna, 31 anni, il quale ha fatto richiesta di andare a colloquio con i pm. Il suo primo difensore era Antonio Emili, che aveva inizialmente rinviato l’audizione in attesa degli accertamenti tecnici, ma di recente ha rinunciato al mandato. Emili è infatti consigliere comunale, la sua posizione sarebbe quindi stata incompatibile con la volontà del Comune di Rieti di costituirsi parte civile.