Agguato al boss a Nettuno: le ipotesi di vendetta o la mossa delle ‘nuove leve’ della mafia foggiana

Nella mattinata di mercoledì, 2 marzo, il boss della "società foggiana" che si trovava ai domiciliari Antonello Francavilla e suo figlio 16enne sono state vittime di un agguato nella loro casa alla periferia di Nettuno. Oggi i due si trovano ancora in ospedale, ad Anzio il boss 45enne e al policlinico Gemelli di Roma il figlio, entrambi in condizioni gravissime.
Sul caso è stata immediatamente aperta un'indagine coordinata dai pm della Direzione distrettuale antimafia, che hanno aperto un'inchiesta per duplice tentato omicidio e seguita dai poliziotti della Squadra Mobile e del commissariato di Anzio. Come scrive Il Messaggero in un articolo di oggi, l'ipotesi più accreditata è quella secondo l'omicidio del boss sarebbe stato organizzato a Foggia e realizzato da alcuni sicari della zona.
Proseguono le indagini sul'agguato
L'identità dei sicari resta ancora sconosciuta, anche se gli inquirenti stanno analizzando le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza appartenenti ad una villa all'inizio della via. Oltre allo studio dei video, però, gli agenti stanno studiando la vita del boss nell'ultimo periodo, ascoltando familiari e testimoni. Il trasferimento dalla Puglia a Nettuno potrebbe essere un segno della volontà di trasferire gli affari da Foggia al litorale romano anche se, in realtà, a fare da tramite fra il boss e la precedente proprietaria della casa sarebbe stato un amico di vecchia data da anni residente nella località laziale.
La "società foggiana": il movente è la vendetta
Il boss colpito lo scorso mercoledì appartiene alla cosiddetta "società foggiana", associazione criminale composta da tre famiglie della città: quella a cui appartiene il 45enne vittima dell'agguato, la Sinesi -Francavilla; quella dei Trisciuoglio e, infine, quella dei Moretti-Pellegrino-Lanza. Nonostante abbiano sempre agito come una triade, negli ultimi trenta anni più volte le tre famiglie si sono schierate le une contro le altre, in una vera e propria guerra in cui si contano morti e feriti.
Il fatto scatenante, che avrebbe causato la vendetta contro Antonello Francavilla e suo figlio, potrebbe risalire ai mesi di settembre e ottobre del 2016, circa sei anni fa: in quel periodo i fratelli Giuseppe e Fabio Trisciuoglio, che a loro volta avevano compiuto un agguato nei confronti del suocero di Antonello Francavilla, Roberto Sinesi, sono rimaste vittime di un duplice tentato omicidio. Il tentativo è, appunto fallito, e qualche settimana dopo i due gruppi hanno ucciso un esponente della terza famiglia, quella dei Moretti-Pellegrino-Lanza.
Gli affari della triade
Un'altra ipotesi che non può essere scartata, però, è quella che collega l'agguato agli affari della triade. A partire dal novembre 2020, con le operazioni della "Decima bis", negli ultimi anni i boss delle tre famiglie sono stati tutti arrestati. Anche lo stesso Antonello Francavilla, ad esempio, si trovava ai domiciliari fino al 3 aprile: se l'agguato ai suoi danni fosse riuscito, non ci sarebbe stato più nessun boss appartenente alla vecchia generazione e le "nuove leve" avrebbero potuto impossessarsi di tutto il sistema.
L'agguato al boss Francavilla
Il boss Antonello Francavilla e suo figlio, arrivato dalla Puglia soltanto la domenica precedente, è stato realizzato nella tarda mattinata di mercoledì, verso le ore 12: prima il 45enne è stato colpito da quattro spari, poi i sicari hanno colpito alla testa e al torace anche il ragazzo.