Rimini. Ritorno alla vita per il 16enne colpito da meningite. Purtroppo, senza una gamba
Sono passati sei mesi dalla terrificante diagnosi: meningite da meningococco di tipo Y, una delle forme più aggressive della famigerata malattia. Dopo 200 giorni di ricovero presso l’Ospedale Maggiore di Parma, il 16enne residente a Santarcangelo di Romagna in provincia di Rimini è finalmente tornato a casa. Lo scrive oggi Il Resto del Carlino. Nonostante la lunga degenza sia terminata, lo studente dell’Istituto Molari dovrà comunque proseguire con le cure e la terapia riabilitativa presso una struttura dedicata. Ma il peggio è comunque passato. Il giovane si può dire baciato dalla fortuna, visto che la meningite di tipo Y è una malattia mortale nel 95% dei casi. Ciononostante, questo non può ridimensionare il dramma di cui è stato protagonista. Difatti il 16enne è stato sottoposto ad amputazione di una gamba e delle estremità di alcune dita delle mani, rendendolo in parte invalido. All’epoca dei fatti, la mamma aveva raccontato: “Nel giro di un’ora dalla comparsa della febbre mio figlio era coperto di macchie scure su tutto il corpo. Ringrazio i medici ma soprattutto ringrazio lui che è rimasto con noi”.
La storia del 16enne di Santarcangelo può ricordare quella campionessa paralimpica di scherma Bebe Vio. Anch’ella era stata colpita dalla meningite e aveva dovuto subire l’amputazione degli arti. Cosa che, come da lei stessa dichiarato, l’aveva portata a pensare al suicidio. Poi il sostegno del padre, l’ha fatta tornare sulla retta via. Proprio quel Ruggero Vio che, dopo essere stato contattato dai familiari del ragazzo, era andato a trovare il giovane riminese a Parma, portandogli gli auguri di pronta guarigione da parte della figlia. Come per Bebe, anche la vita del 16enne è cambiata completamente dopo la malattia. Sarà costretto a delle protesi per tornare a camminare. “Mi sento davvero fortunata – dice la madre – e per questo devo ringraziare tantissime persone: i medici e il personale degli ospedali di Rimini e di Parma, la mia famiglia… Ma il grazie più importante lo devo proprio a mio figlio, per aver deciso di rimanere con noi”. E per il giovane ora comincia “il ritorno alla vita”.