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Rifiutò la chemio e morì di leucemia a 18 anni: assolti i genitori di Eleonora Bottaro

I genitori erano accusati di omicidio colposo per aver convinto la figlia 17enne a rifiutare la chemio per sottoporsi a cure alternative. Per i giudici hanno agito in buona fede e quindi il fatto non costituisce reato.
A cura di Antonio Palma
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Avrebbero agito in buona fede e dunque sono stati prosciolti dalla pesante accusa di omicidio colposo della figlia perché il fatto non costituisce reato. È questa la sentenza di assoluzione decisa oggi dal Tribunale di Padova  per Lino Bottaro e Rita Benini, i genitori di Eleonora, la 18enne di Bagnoli di Sopra morta il 29 agosto dello scorso anno dopo aver rifiutato la chemioterapia nonostante fosse malata di leucemia linfoblastica acuta. I due genitori erano stati accusati dalla locale Procura della Repubblica secondo la quale la decisione dell'allora minore era dovuta proprio alle loro idee. In particolare i due avrebbero convinto la ragazza  che la chemioterapia non solo fosse inutile, ma anche dannosa.

Per l'accusa i genitori avrebbero osteggiato qualsiasi forma di contrasto medico cercando invece cure alternative, rivolgendosi anche a una clinica in Svizzera. Erano stati loro infatti a firmare le dimissioni dall’ospedale della figlia facendo scattare poi la segnalazione dell'Usl al Tribunale dei minori e innescando una complessa vicenda giudiziaria e un dibattito pubblico anche a livello nazionale. "Sono più i morti dopo la chemioterapia rispetto a quanti al giorno d'oggi sono ancora in vita" aveva scritto la giovane in una lettera indirizzata al tribunale, ribadendo la volontà di ricorrere a cure alternativa, in particolare seguendo la teoria di Hamer, l’ex medico tedesco radiato dalla professione nel 1986 e morto a luglio di quest’anno.

Seguirono le cure a base di cortisone e vitamina C in un ospedale svizzero che non sortirono nessun effetto sulla ragazza che peggiorò e quindi morì. Durante l'udienza preliminare, il Gup di Padova Mariella Fino, però, ha stabilito che il comportamento dei genitori sarebbe caratterizzato dalla buona fede e dunque non costituisce reato, facendo prevalere il principio della libertà di scelta delle cure mediche e di autodeterminazione anche in un soggetto minorenne. Dopo la sentenza i due imputati si sono lasciati andare a un pianto e a un forte abbraccio. Durante la complicata vicenda il tribunale dei minori aveva deciso anche di togliere loro la patria potestà e di affidare la giovane ad un tutore, il professore di Medicina legale Paolo Benciolini, che ha seguito la ragazza negli ultimi mesi di vita.

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