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Riciclaggio, sequestrato un milione di euro all’ex presidente della Camera Gianfranco Fini

Nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini per concorso in riciclaggio, la Guardia di Finanza ha eseguito il sequestro preventivo di due polizze vita del valore di circa 1 milione di euro.
A cura di Charlotte Matteini
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Su richiesta della Dda di Roma, la Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro preventivo nei confronti dell'ex presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini per un valore di un milione di euro. Stando alle prime indiscrezioni, il sequestro riguarda due polizze vita ed è relativo all'inchiesta che vede Fini indagato per concorso in riciclaggio.

Il sequestro delle due polizze vita, con un valore di riscatto pari a 495 mila euro l'una è giustificato da inquirenti ed investigatori della Guardia di Finanza per il ruolo centrale di Gianfranco Fini in tutta la vicenda che ha portato in carcere Corallo e al sequestro di beni per un valore di sette milioni nei confronti della famiglia Tulliani. Secondo gli investigatori, Corallo assieme a Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, Amedeo Laboccetta, Rudolf Theodoor e Anna Baetsen, avrebbero fatto parte di un'associazione a delinquere dedita dal riciclaggio che avrebbe evaso tasse e imposte. I soldi, una volta ripuliti, sarebbero stati utilizzati da Corallo per finanziare attività economiche e finanziarie ma anche per operazioni di acquisizione di immobili di pregio che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani.

L'ex presidente della Camera dei Deputati è indagato per concorso in riciclaggio in relazione a una parte dei fondi neri sottratti al Fisco italiano dall'imprenditore catanese e "re delle slot machine" Francesco Corallo, arrestato lo scorso dicembre 2016. La mattina del 14 febbraio 2017 i militari del reparto antimafia della Guardia di Finanza hanno eseguito un sequestro preventivo di tutte le proprietà riconducibili ai familiari di Gianfranco Fini, ovvero della moglie Elisabetta Tulliani, del cognato Giancarlo Tulliani e del padre Sergio Tulliani, accusati di riciclaggio e reimpiego dei capitali illeciti a favore di Corallo e di autoriciclaggio. I reati, secondo l'accusa, sarebbero stati commessi a partire dal 2008 per un valore totale di oltre cinque milioni di euro, mentre i profitti ipotizzati avrebbero raggiunto la cifra totale di sette milioni di euro.

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