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Richiedente asilo decapita la figlia di 2 anni: la moglie lo aveva denunciato perché “violento”

I fatti sono avvenuti ad ottobre ad Amburgo. Sohail A., 34 enne, avrebbe deciso di punire in modo terrificante la moglie che era andata a denunciarlo alla polizia dopo l’ennesimo episodio di violenza domestica. L’uomo si trovava peraltro in Germania illegalmente e avrebbe dovuto essere espulso a breve.
A cura di Biagio Chiariello
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Un richiedente asilo pakistano di 34 anni avrebbe ucciso la figlia di due anni tagliandole la gola per “punire la moglie” a seguito di un litigio. I fatti sono avvenuti nella città tedesca di Amburgo lo scorso ottobre. Sohail A. è stato descritto dal tribunale  come un “tiranno violento” che “terrorizzava la moglie 32enne e i loro due figli” prima dell'assassinio della piccola Ayesha. L’uomo avrebbe aggredito la figlia nell'appartamento di famiglia dopo che sua moglie, Lubna, era andata a denunciare un attacco di violenza domestica alla polizia. Tornata nell'appartamento accompagnata da diversi agenti di polizia, ha trovato la figlioletta ormai priva di vita e con un coltello insanguinato accanto a lei. Sohail aveva già fatto perdere le proprie tracce, per poi essere catturato dalla polizia spagnola a San Sebastian una settimana.

La corte di Amburgo ha accertato che l'attacco è stato così violento che la bambina è stata "praticamente decapitata". Il pubblico ministero ha affermato che il 34enne avrebbe agito in un impeto di rabbia per punire la moglie. Le autorità tedesche hanno poi scoperto che la sua domanda di asilo era stata respinta sei anni prima dell'omicidio, ma l’uomo era comunque rimasto in Germania. Nonostante si trovasse nel paese illegalmente e la sua famiglia fosse sul radar delle autorità in merito alle denunce relative agli abusi domestici, non era stato espulso. Stava aspettando di tornare nel suo Paese, quando ha conosciuto Lubna. Dopo averla sposata, ha generato Ayesha e un altro figlio. Secondo quando si legge sui media tedeschi, il giudice è stato informato dalla polizia delle presunte violenze contro la moglie e ciò ha portato a coinvolgere le autorità per i servizi minorili facendo passare in secondo piano il procedimento di espulsione. Tuttavia gli assistenti sociali hanno riferito al tribunale di non aver previsto un "peggioramento" della situazione familiare.

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