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Referendum costituzionale, come funziona il voto degli italiani residenti all’estero

Mancano ormai poco più di due settimane al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, quando i cittadini italiani saranno chiamati a esprimersi sulla riforma costituzionale. Ma quali sono le modalità di voto previste per i connazionali stabilmente o temporaneamente residenti all’estero?
A cura di Charlotte Matteini
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Tra poco più di due settimane i cittadini italiani saranno impegnati alle urne per votare la riforma costituzionale targata Renzi – Boschi. Al referendum del prossimo 4 dicembre potranno votare tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali con 18 anni compiuti, recandosi al proprio seggio di appartenenza muniti di regolare certificato elettorale rilasciato dai comuni di residenza. E fin qui, tutto abbastanza semplice. Ci sono però altri 4 milioni circa di italiani che saranno impegnati a decidere se approvare o respingere la riforma costituzionale proposta dall'esecutivo Renzi, ovvero tutte quelle persone che dispongono della cittadinanza italiana, ma non sono attualmente residenti nel territorio italiano. In realtà, i cittadini italiani residenti all'estero esprimeranno con qualche settimana d'anticipo la loro preferenza, perché il voto si svolge in maniera differente alle modalità previste su suolo italiano: si vota infatti per corrispondenza.  

Le procedure sono differenti e cambiano a seconda del tempo di permanenza degli italiani residenti all'estero. Quelli residenti altrove da più di 12 mesi – oppure coloro che risultano nati all'estero, ma che dispongono della cittadinanza italiana – possano esercitare il proprio diritto di voto è necessario che sia iscritti all'Aire, ovvero all'Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. Gli iscritti al registro, dunque, circa 2 settimane prima della data stabilita per la consultazione elettorale, ricevono a casa tutta la documentazione completa relativa al referendum. Questo plico contiene tutto il materiale necessario a espletare il diritto di voto: il certificato elettorale, la scheda elettorale, due buste – di cui una già affrancata, con indirizzo prestampato – e un foglio con le istruzioni. Per poter votare è necessario munirsi di una penna tassativamente di colore nero o blu e barrare la casella preferita sulla scheda elettorale. Una volta votato, la scheda va inserita in una delle due buste consegnate insieme al plico, in quella più piccola, la quale dovrà poi essere introdotta nella restante busta più grande, dove verrà inserito anche il certificato elettorale allegato, e infine spedita.

Questa è la procedura standard, prevista per tutti i Paesi che prevedono il voto di corrispondenza. Ci sono però 28 Stati nel mondo dove non è possibile votare per corrispondenza, causa la mancanza di accordi con il Governo italiano, come ad esempio il Gabon, la Liberia, il Burkina Faso, Indonesia, Myanmar, Costa d'Avorio, Sierra Leone, Cuba, Iraq, Niger, Figi, Bhutan, Papua Nuova Guinea. Qualora i cittadini residenti in questi Paesi desiderino esercitare il proprio diritto, dovranno tornare in Italia e per loro è previsto un rimborso del 75% del prezzo del biglietto da parte della loro Ambasciata di riferimento, dietro presentazione della ricevuta di pagamento e timbro su scheda elettorale.

Per quanto riguarda gli italiani che si trovano solo temporaneamente all'estero, per un periodo inferiore ai 3 mesi, per motivi di lavoro, studio o per effettuare cure mediche, anche per loro è prevista la possibilità di votare per corrispondenza, a patto che inviino una richiesta al loro comune di residenza in Italia – il termine ultimo era il 2 novembre scorso – per poter ricevere per tempo il plico elettorale ed espletare tutte le operazioni di voto, che sono esattamente le stesse seguite dagli italiani iscritti all'Aire.

Il Movimento 5 Stelle denuncia il pericolo brogli

Il voto per corrispondenza, però, a causa della necessità di appoggiarsi al servizio postale e all'impossibilità di verificare al momento l'identità di chi compila la scheda elettorale, è stato più volte al centro delle polemiche. Anche in quest'occasione, alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno sollevato la questione e annunciato un'interrogazione parlamentare sul tema rivolta ai ministri Alfano e Gentiloni. "Dopo le elezioni politiche del 2013 l’ambasciatrice Cristina Ravaglia ha denunciato, con missiva indirizzata sia al Colle che al Ministero dell’Interno, l’esistenza di ‘procedure incostituzionali di modalità di voto dall’estero non garantite da libertà e segretezza' che avrebbero inficiato, dunque, il consenso. Su questo, però, il Governo ha taciuto e tace, mentre nei corridoi del Senato da anni si rincorrono voci dimostrando che ‘tutti sanno' che c’è un grande interrogativo sulla regolarità del voto all’estero", ha spiegato l'onorevole Vito Crimi. "Il M5S sta depositando una interrogazione parlamentare ai ministri Alfano e Gentiloni per sapere come mai le suddette denunce siano state gravemente ignorate. Ci devono spiegare, in occasione del referendum del 4 dicembre prossimo, cosa è stato fatto e quali sono le modalità, le garanzie e gli strumenti di trasparenza che sono stati messi a disposizione delle sedi estere e far si che i voti siano effettivamente liberi, segreti e personali e, dunque, non viziati", prosegue il parlamentare grillino.

"C’è il rischio, inoltre, che le schede non vengano consegnate agli aventi diritto e che le stesse siano intercettate da qualcuno e usate per esprimere il voto all’insaputa del votante. Questo è uno scenario reale che rischia di inficiare un voto di importanza vitale per il paese, come quello sul referendum costituzionale del 4 dicembre. Nell'attesa, invitiamo tutti gli Italiani residenti all’Estero a tenere gli occhi aperti e denunciare qualunque irregolarità o anomalia dovessero riscontrare".

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