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L'omicidio Meredith Kercher

Processo Meredith, Lumumba: “Amanda in fuga perché colpevole”

L’uomo che la Knox accusò del delitto si è costituito parte civile: a suo dire l’imputata americana è scappata perché colpevole. La famiglia Kercher scrive alla Corte chiedendo la verità sulla morte della studentessa.
A cura di Susanna Picone
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In corso a Firenze la prima udienza del nuovo processo d'appello a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox per l'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Nessuno dei due imputati è presente in aula e non ci sono nemmeno i familiari della vittima che hanno scritto una lettera alla Corte invocando la verità. È stata Stephanie, la sorella di Mez, a parlare a nome dell’intera famiglia: “Vogliamo disperatamente scoprire la verità e trovare giustizia per Meredith, che ci è stata portata via così brutalmente”, così nel messaggio indirizzato alla Corte di Appello di Firenze. I familiari di Meredith fanno sapere di seguire il nuovo processo dal Regno Unito tramite i loro avvocati Maresca e Perna: “Siamo fiduciosi che le prove verranno riesaminate e che vengano concesse tutte le ulteriori richieste di prove”. Stephanie Kercher ha scritto ancora che nulla riporterà indietro Meredith “ma abbiamo bisogno di sapere che cosa accadde e lei si merita per lo meno la dignità della verità”.

“Amanda colpevole” – E un’idea di cosa accadde alla giovane vittima sembra averla Patrick Lumumba, datore di lavoro di Amanda Knox al tempo del delitto e da lei indicato come responsabile dell’omicidio. Lumumba fu scagionato quando un docente svizzero raccontò alla polizia di essere stato nel suo pub la sera del delitto confermando l’alibi del congolese. “Amanda Knox mi ha calunniato perché lei sa di essere colpevole. Voleva scappare, non essere punita. Ha voluto depistare le indagini. La Corte d’Appello le ha dato la possibilità di scappare”, questo è quanto affermato da Lumumba (che si è costituito parte civile) a margine dell’udienza. La povera Meredith – ha affermato Lumumba – merita giustizia: “Io sono qui, sono ovunque si cerchi la verità su questa vicenda in cui ci sono due vittime, la prima è la povera Meredith, la seconda sono io”.

Presente al processo anche il padre di Raffaele Sollecito che ha ribadito la convinzione dell’innocenza di suo figlio e che ha confermato che l’imputato parteciperà alle udienze che si terranno a fine ottobre: “Ci siamo sentiti – ha fatto sapere Francesco Sollecito – ci siamo fatti gli auguri. È molto preoccupato, io sono fiducioso”. Il padre di Raffaele ha parlato di errori della Corte di Cassazione: “Le affermazioni della Cassazione sono degli errori perché i giudici non hanno avuto completo accesso alle carte. Più noi approfondiamo più emergono elementi che dimostrano la totale estraneità di Raffaele”.

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