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Voto di scambio a Torino, indagini sull’ex Psi Gallo: “Nel 2021 ottenne voti con minacce e promesse”

Salvatore Gallo, 85 anni, ex Psi e Pd, è al centro di un’inchiesta della Procura di Torino che lo vede accusato di corruzione elettorale ed estorsione. Avrebbe usato la sua influenza, sia con promesse e favori che con minacce, per far eleggere tre consiglieri comunali nel 2021.
A cura di Luca Pons
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Il Palazzo civico a Torino, sede del Consiglio comunale
Il Palazzo civico a Torino, sede del Consiglio comunale

Un'altra indagine per corruzione elettorale scuote la politica locale: dopo il caso Bari, è emersa un'indagine della Procura di Torino che riguarda le elezioni comunali del 2021. Al centro c'è l'85enne Salvatore Gallo, ex esponente di spicco del Partito socialista negli anni Ottanta e Novanta e oggi vicino al Pd con la corrente dell'associazione IdeaTo, da lui fondata nel 2008. Avrebbe ottenuto voti per i ‘suoi' candidati – tre nel Consiglio comunale e cinque nelle varie circoscrizioni – con minacce, ma anche promettendo e ottenendo favori.

L'inchiesta ha due aspetti separati, come riporta la Stampa, e il primo tocca solo di striscio il mondo politico. Infatti, a l'ex dirigente Roberto Fantini, che in passato guidò Sitalfa (una società controllata di Sitaf che gestisce l'autostrada Torino-Bardonecchia) è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. L'ipotesi degli inquirenti è che Fantini abbia aiutato le aziende appartenenti a esponenti della ‘ndrangheta negli appalti per le autostrade. Nel 2022 è poi stato nominato dal Consiglio regionale (su proposta del Pd) come membro di Orecol, un organismo che serve anche a valutare la trasparenza e la legalità degli appalti regionali. Le procedure per rimuoverlo dall'incarico sono già partite.

Per quanto riguarda il presunto sistema di corruzione elettorale, al centro ci sarebbe appunto Salvatore Gallo, padre del consigliere regionale Raffaele Gallo. Anche Gallo padre ha avuto a che fare con il mondo delle autostrade: fino al 2021 è stato direttore di Sitalfa. Anche su questo aspetto pende un'inchiesta, anche se meno rilevante dal punto di vista politico: Gallo è indagato anche per peculato, perché si sarebbe fatto rimborsare da Sitalfa 3mila euro di spese al ristorante nonostante fosse già in pensione.

Le accuse per quanto riguarda le elezioni, invece, sono di estorsione e di corruzione elettorale. Da una parte, avrebbe minacciato un dipendente di Sitaf, che era candidato in circoscrizione, di demansionamento e anche di licenziamento se non si fosse avvicinato politicamente ai suoi candidati: "Ho visto che hai i santini di quello là. Ho visto", gli avrebbe detto al telefono, sottolineando poi ad altri: "Bisogna fargli sentire la pressione. Se si comporta male, questo qua deve avere vita difficile".

Dall'altra parte c'è la corruzione elettorale, che sarebbe stata messa in atto con vari favori al proprio elettorato: "Favoriva amici e sostenitori privati nell’ottenere alcune concessioni e autorizzazioni della pubblica amministrazione in cambio di sostegno elettorale e voti", si legge nelle carte riportate dalla Stampa. Si andava dai condoni edilizi allo spostamento di una fermata del bus, fino alla gestione più rapida delle pratiche per un intervento chirurgico.

I candidati sostenuti da Gallo sono stati eletti, ma non sono indagati. Secondo gli inquirenti, con la loro elezione l'85enne avrebbe cercato di ottenere ancora più influenza. Avrebbe voluto per gli esponenti della sua corrente un assessorato nella giunta del sindaco Lo Russo, a quanto risulta, che poi non gli è stato concesso. Il figlio, Raffaele Gallo, a sua volta non è indagato.

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