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Opinioni

Vannacci non è una macchietta, le sue idee sono pericolose. E chi lo candida se ne assume la responsabilità

L’ultima intervista è la prova finale: le idee del generale sospeso costituiscono un pericolo per il nostro Paese. Sentirlo parlare di dittatura come mezzo preferibile alla democrazia in periodi di crisi, è oltre la soglia dell’attenzione democratica.
A cura di Saverio Tommasi
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Il generale sospeso Roberto Vannacci
Il generale sospeso Roberto Vannacci

Dateci oggi il nostro Vannacci quotidiano, ma anche no. Ormai è uno stillicidio. Avessi un zio così, interromperei i rapporti di frequentazione. Ma per fortuna non ho gradi di parentela con il generale sospeso Roberto Vannacci; ho tanti difetti, ma non questo.
Il lato negativo è che lui non è relegato al mio ambito familiare, è peggio: è un problema per l'intero Paese.

Possiamo scherzarci quanto vogliamo, e la satira mi dà gaudio, ma l'affare è serio e s'ingrossa: le idee del generale sospeso costituiscono un pericolo per il nostro Paese. Non lui, il graduato a riposo forzato per 11 mesi, ma quelle idee che lui ha deciso di sposare con rito incivile. Quei pensieri di negazione della libertà altrui, le lodi a Mussolini, il cameratismo ostentato, e poi una serie di parole messe lì come per caso, ma che invece costituiscono una parafrasi di Benito Mussolini: "Se dovessi fare un partito vorrei uomini scelti da me, come in combattimento: il mio manipolo". Sapeste riconoscere chi ha detto questa frase? Ve lo dico io: non è stato Benny nel 1919, ma Vanny nel 2024, nella sua ultima intervista, al Corriere della Sera.

Per finire, ma solo in attesa della dichiarazione di domani, oggi il generale sospeso ha lanciato un altro sassolino nello stagnetto della democrazia: un riferimento esplicito alla dittatura che tanto male non è, e anzi nei momenti di crisi servirebbe a migliorare l'efficienza di uno Stato. E subito dopo ha parlato dell'Italia evidenziandone proprio talune crisi. Certo, mica esplicitamente collegandole alla frase precedente. Perché comunque il riposante Vannacci è bravo a nascondere la mano, ma la sua è grossa e si vede anche dopo che ha lanciato il sasso. Un po' come quando afferma che "l'odio è il motore dell'universo" e poi, alla richiesta di dirci lui chi odia, risponde: "chi maltratta gli anziani". Che va bene prenderci per fessi, ma insomma fino a un certo punto, no?

Ogni giorno che passa, il generale sfianca un po' di più il nostro apparato democratico, grazie principalmente a un partito che della scorrettezza ha fatto l'anello di congiunzione fra il nord e il sud: la Lega, che per convincerlo a candidarsi ormai è arrivata a offrirgli l'anello della visibilità. Cioè rilancia ogni dichiarazione del generale.

La storia era partita piano, ma comunque da far paura: per 38 anni il generale sospeso ha diretto le truppe nell'Esercito italiano, e nessuno ha battuto ciglio. O tutti sordi o tutti uguali, ho difficoltà a vedere una terza alternativa più rassicurante.
Poi, ancora peggio. Da quando il generale è diventato un affare pubblico, l'affare si è ingrossato e non è mai stato un bel vedere. Ogni giorno c'è un fatto che lo riguarda, seguito ogni volta da una dichiarazione affettuosa del leader del secondo partito di Governo, il Salvini di cui sopra. Intendiamoci: da chi ha vissuto succhiando di notte il sangue della Bestia, non è che ci si possano aspettare spasmi di oculatezza come bussola. Però siamo pur sempre una democrazia e dovremmo ricordarcelo più spesso: dare il megafono a idee che negano la libertà delle persone non è libertà di espressione, è prevaricazione. E' odio. E dovremmo continuare a sussultare, non dare pace alle nostre sedie, e saltarci sopra ogni volta che ascoltiamo parole che minimizzano la dittatura e arrivano addirittura a usarla come ipotesi migliore della democrazia.

A uno come Vannacci, al bar, non gli paghi neanche il secondo giro perché se hai una coscienza lo guardi e ti chiedi poi come possa tornare a casa. Al massimo sorridi d'intesa con il barista, che ha già capito tutto perché ha esperienza. Salvini no, continua a offrirgli da bere attraverso la carota della candidatura. Salvini lo vuole, lo desidera, forse vorrebbe essere come lui, o lo è già. Per questo un appello a Matteo Salvini a non candidarlo sarebbe – si dice dalla mie parti – come "gridare vaffanculo alla volpe" dopo che ha sgozzato le galline. Cioè inutile, detto con schiettezza contadina.

Però un'altra cosa possiamo dirla: è ora di smetterla di trattare Vannacci come una macchietta, la verità è che le sue idee sono pericolose, e chi lo candida se ne assumerà tutte le responsabilità, e avrà molte colpe.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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