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Utero in affitto, una proposta di legge di Carfagna vuole farlo diventare reato anche all’estero

La “gestazione per altri” è reato in Italia, ed è punita con la reclusione da tre mesi a sei anni e con una multa da 600.000 a un milione di euro. Molte coppie però aggirano l’ostacolo recandosi all’estero, in Paesi in cui è consentita. Una proposta di legge a firma di Mara Carfagna vorrebbe punire anche chi ricorre all’utero in affitto fuori dall’Italia.
A cura di Annalisa Cangemi
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La deputata di Forza Italia Mara Carfagna ha proposto una legge che punirebbe le coppie che ricorrono all'utero in affitto all'estero, dove questa tecnica è consentita. È del 9 aprile 2014 la sentenza della Consulta che ha dichiarato l'illegittimità del divieto di fecondazione eterologa normato dalla legge 40 del 2004. Da quel momento anche le coppie italiane possono richiedere la la donazione di gameti maschili e femminili. Ma la "maternità surrogata", o "gestazione per altri" è invece ancora vietata nel nostro Paese.

Per questo molte coppie, eterosessuali e omosessuali ogni anno si recano all'estero, in Belgio, Danimarca, Regno Unito, Paesi Bassi, per poter aver un figlio. Ci sono Paesi poi in cui non esiste nemmeno una legge specifica che disciplina il fenomeno. Negli Stati che lo permettono, la donna che mette a disposizione il proprio utero non è l'effettivo genitore del bambino. Solo i genitori intenzionali, cioè la coppia che ha scelto di ricorrere alla maternità surrogata, saranno considerati i genitori effettivi. Anche se ci sono alcuni Paesi che prevedono la possibilità che la gestante, al momento del parto, non rinunci al bambino.

Nella legge 40 del 2004, all'articolo 12 comma 6 recita si legge: "Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione dei gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a sei anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro". La stessa pena potrebbe essere quindi prevista per chi va all'estero per aggirare la norma, e rientrare in Italia con un bebè.

Esiste anche una sentenza della Corte Costituzionale, che nel dicembre 2017 ha respinto la questione di legittimità costituzionale sollevata contro il divieto di maternità surrogata previsto dal nostro ordinamento.

La storia dei neonati di Kiev senza famiglia

La proposta della deputata azzurra prende avvio dal video shock messo in rete a maggio dagli operatori della clinica Biotexcom di Kiev, che mostravano 51 neonati nelle culle, nati da donne che avevano messo in affitto il loro utero, per 50mila euro. I genitori che li avevano "acquistati" non potevano recarsi in Ucraina per andarli a prendere, e portali nei propri Paesi d'origine, per via delle chiusure dei confini dovute alla pandemia. "Cari genitori, se ora non potete attraversare il confine e venire in Ucraina per prendere il vostro bambino, non disperate": con questo messaggio i responsabili della clinica cercavano di rassicurare i futuri genitori italiani, inglesi e spagnoli, mentre li invitavano a sollecitare le loro rappresentanze diplomatiche per velocizzare le pratiche, ferme per il lockdown.

Lo scorso 1 luglio Mara Carfagna aveva presentato un'interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio Conte e ai ministri degli Affari Esteri, della Cooperazione internazionale, dell'Interno e della Giustizia, chiedendo informazioni in merito a eventuali viaggi di coppie italiane in Ucraina durante l'emergenza sanitaria, e in merito a interventi mirati a impedire ai cittadini italiani "il ricorso all’utero in affitto, inserendo la surrogazione di maternità fra i reati perseguibili fuori dai confini del Paese". Se una coppia vuole "comprare" un neonato in Ucraina deve spendere dai 30mila ai 50mila euro. Il Paese dell'Est Europa che può contare su 14 aziende, 50 cliniche specializzate, è il leader mondiale in questo business, con un migliaio di parti in un anno.

La proposta di Mara Carfagna

"La pratica della maternità surrogata – recita il testo – viene realizzata da imprese che si occupano di riproduzione umana, in un sistema fortemente organizzato che comprende cliniche, medici, avvocati e agenzie di intermediazione. Questo sistema ha bisogno di donne come mezzi di produzione in modo che la gravidanza e il parto diventino delle procedure funzionali, dotate di un valore d'uso e di un valore di scambio, e si iscrivano nella cornice della globalizzazione dei mercati che hanno per oggetto il corpo umano. Sia a livello internazionale, che europeo e nazionale, la centralità della persona umana e della sua dignità hanno trovato ampio e consolidato riconoscimento come pietra angolare del sistema delle relazioni fra Stati sovrani e dei rapporti non solo fra Istituzioni e cittadini, ma anche fra privati".

Secondo la proposta di legge commetterebbe reato "chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro" non solo nel nostro Paese ma anche all'estero.

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