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Università, la ministra Messa a Fanpage: “Dad per chi non ha il Green Pass, unico modo per tornare”

La ministra dell’Università, Maria Cristina Messa, spiega a Fanpage.it l’importanza dell’estensione del green pass obbligatorio agli studenti degli atenei: “L’accesso all’università ha perso tantissimo nel lavoro a distanza e non può che rinascere rioccupando gli spazi”. Ma per chi non ha il green pass la strada è ancora la dad: “Prevale il bene comune”, chiosa la ministra. E sull’obbligo vaccinale spiega: “Come medico dico che sarebbe giusto introdurlo se non si arrivasse alla copertura sufficiente per una protezione generale, come componente del governo so che bisogna mediare tra le idee delle diverse forze politiche”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Dal primo settembre si può andare all'università solo con il Green Pass. La novità, introdotta con il decreto di inizio agosto dal governo, è diventata effettiva pochi giorni fa. A nessuno verrà negato il diritto allo studio: nel caso in cui gli studenti non saranno provvisti di Green Pass si attiverà la didattica a distanza. Sulla misura arrivano però le critiche di centinaia di professori universitari, che sostengono che si tratti di uno "strumento discriminatorio". La ministra dell'Università, Maria Cristina Messa, spiega a Fanpage.it le ragioni della decisione sua e del governo e sottolinea l'importanza del Green Pass per tornare a vivere pienamente gli atenei.

Il primo settembre è scattato l'obbligo del Green Pass nelle università, perché?

Perché l'istruzione è un servizio essenziale per tutti i nostri cittadini. Ripartiamo dall'istruzione, che non è solo quella della scuola ma anche quella delle università. La generazione di giovani fra i 18 e i 28 anni, che va all'università, è quella che vogliamo stimolare a prendersi delle responsabilità ulteriori per il proprio Paese. Inoltre l'accesso all'università, che è garantito a tutti come l'accesso allo studio, ha perso tantissimo nel lavoro a distanza e non può che rinascere rioccupando gli spazi: non solo le aule, ma anche studi, biblioteche, laboratori, residenze, mense. La vita universitaria da campus influisce tantissimo sulla crescita, sul passaggio dalla scuola al lavoro. E infine perché nelle università si sviluppa la scienza, se non siamo noi a rendere forti i risultati della scienza chi lo fa?

Non tutti però sono d'accordo. C'è una lettera firmata da centinaia di professori universitari, tra cui lo storico Alessandro Barbero, contro questo provvedimento. Come risponde a queste critiche?

L'accesso allo studio per tutti, per chi non vuole fare il vaccino o per chi si rifiuta di esibire il Green Pass, sarà garantito da remoto, punto. In presenza non può essere garantito perché il bene comune prevale, e io devo lavorare per il bene comune, per il bene di tanti.

Chi non ha il Green Pass quindi ha come alternativa la didattica a distanza? Verrà garantita a tutti e ovunque?

Fino a un certo punto sì, fino a quando le università riusciranno a farlo. Ma andiamo per gradi: il provvedimento scade il 31 dicembre, vedremo come evolverà l'epidemia. Per ora gli atenei si stanno attrezzando in modalità mista, non solo per far seguire chi non fa il vaccino ma anche per non affollare troppo le aule, visto che il virus continua a girare. Le università si sono attrezzate bene. Poi si rispetta l'opinione di tutti e non si giudica nessuno, ma devo tutelare le persone fragili e chi lavora negli atenei. L'unico modo per dare un po' più di sicurezza è permettere l'ingresso solo a chi ha il Green Pass. Tra l'altro si può anche fare il tampone per ottenere il Green Pass per 48 ore.

Dal punto di vista pratico chi controlla che chi entra abbia il Green Pass?

Negli atenei più piccoli c'è un controllo all'ingresso con l'app che verifica se il Green pass è valido o no, senza violare la privacy perché non comunica la scadenza. Per gli altri studenti al momento il controllo viene fatto a campione, quindi si conta sulla loro serietà, ma se viene richiesto di mostrarlo si è obbligati a farlo. Per ora non si sono verificati problemi particolari. In ogni caso negli atenei più grandi stiamo aspettando che la presidenza del Consiglio pubblichi un Dpcm per permettere anche alle università di allestire una piattaforma che funzioni sempre su base anonima e possa incrociare il codice a barre con l'app e verificare la validità.

C'è poi la questione dell'obbligo vaccinale. La prima domanda è duplice: cosa ne pensa il medico e cosa ne pensa la ministra?

Il medico pensa che sarebbe giusto arrivare all'obbligo vaccinale se non riuscissimo a raggiungere una copertura sufficiente contando solo sulla volontarietà dei cittadini. Se non arrivassimo alle percentuali di copertura che fanno presumere se non un'immunità di gregge almeno una protezione generale diffusa, allora come medico non potrei che essere a favore dell'obbligo vaccinale. Come componente del governo dico che ovviamente bisogna confrontarsi seriamente con le forze politiche, che però non la vedono tutte allo stesso modo.

Il governo sta ragionando sull'obbligo vaccinale in tempi stretti?

No, nelle prossime due settimane no.

Il ministro Bianchi non ha chiuso la porta all'ipotesi obbligo vaccinale a scuola, lei cosa ne pensa?

Noi all'università abbiamo messo il Green Pass obbligatorio per tutti.

C'è qualche novità sulle studentesse afghane rimaste bloccate nel loro Paese durante l'evacuazione? Cosa stiamo facendo per salvare loro e gli altri giovani che sarebbero dovuti arrivare in Italia per studiare nelle nostre università?

C'è un grande sforzo della diplomazia per aprire i corridoi umanitari con gli Stati limitrofi. Dopo aver raccolto le liste dagli atenei posso confermare che sono circa 150, ma non abbiamo un numero esatto perché alcuni erano già iscritti, altri erano in fase di preiscrizione già confermata, altri preiscritti non ancora accettati dall'ateneo. Stiamo ricostruendo tutto mano a mano. So che il ministro Di Maio ieri era a Doha e spero che riescano al più presto a trovare degli accordi per farli uscire da lì.

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