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Torino, Salesiani bloccano conferenza su guerra e democrazia: “Non coerente con la nostra missione educativa”

Annullato l’incontro “Democrazia in tempo di guerra” previsto il 9 dicembre con Barbero, D’Orsi, Canfora e Rovelli. I Salesiani spiegano che la scelta riguarda l’utilizzo degli spazi, ma il caso riaccende le polemiche in città.
A cura di Francesca Moriero
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A Torino è scoppiato un nuovo caso legato alla cancellazione di un evento culturale. L'Oratorio Salesiano San Francesco di Sales ha infatti annunciato che la conferenza "Democrazia in tempo di guerra", in programma per il prossimo 9 dicembre al Teatro Grande Valdocco, non si terrà più. L'appuntamento, organizzato dal Circolo Arci La Poderosa, avrebbe visto sul palco figure di primo piano del dibattito pubblico, come Angelo D'Orsi, Alessandro Barbero, Luciano Canfora e il fisico Carlo Rovelli.

La decisione

La decisione viene comunicata con una nota diffusa, in cui l'istituto religioso chiarisce che la scelta non riguarda i contenuti politici dell'incontro ma "l'uso degli spazi". Il Teatro Valdocco, spiegano, fa parte di un contesto educativo ispirato al carisma di Don Bosco, pensato come ambiente formativo per i giovani e per attività che favoriscano dialogo diretto, confronto controllato e modalità comunicative ritenute coerenti con la loro missione. Secondo la struttura, l'evento organizzato dal Circolo Arci La Poderosa non rispecchierebbe pienamente questi criteri. Per questo l'Oratorio ha deciso di esercitare il diritto di recesso dal contratto siglato appena pochi giorni prima, il 30 novembre. La vicenda riaccende però immediatamente le polemiche. Non è infatti la prima volta che in città un'iniziativa con D'Orsi o altri intellettuali viene fermata; a metà novembre anche il Polo del ‘900 aveva scelto di annullare un incontro simile, suscitando discussioni sulle condizioni in cui si svolgono eventi culturali e politici a Torino.

I Salesiani, tuttavia, ribadiscono che "non c'è alcun giudizio sulle idee degli ospiti o sui temi che avrebbero affrontato"; parlano invece di una valutazione legata alle "modalità organizzative e comunicative" dell'iniziativa e si dicono disponibili a esaminare proposte future, purché più in linea con la vocazione educativa del Teatro Valdocco.

Un nuovo caso, insomma, che rilancia il dibattito sulla gestione degli spazi culturali, sulla libertà di espressione e sui confini tra prudenza organizzativa e censura.

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