video suggerito
video suggerito

Suicidio assistito, Martina Oppelli è morta in Svizzera. L’ultimo appello: “Fate una legge sensata”

Martina Oppelli, 50enne affetta da sclerosi multipla da oltre 20 anni, è morta questa mattina in Svizzera tramite suicidio assistito. Prima di morire ha lanciato un appello alla politica per una legge sul fine vita: “Fate una legge sensata, ogni dolore va rispettato”.
A cura di Giulia Casula
325 CONDIVISIONI
Immagine

Martina Oppelli, 50enne triestina, affetta da sclerosi multipla da oltre 20 anni, è morta questa mattina in Svizzera tramite suicidio medicalmente assistito. Lo rende noto l'associazione Luca Coscioni. Da tempo le sue condizioni erano peggiorate, tanto da renderla completamente dipendente dall'assistenza di terzi. Il suo caso segue quello laura santi fanpagemorta anche lei tramite suicidio assistito dopo anni di sofferenze causate dalla stessa malattia.

La lunga battaglia di Martina Oppelli

In questi anni la donna aveva raccontato della sua battaglia per accedere al fine vita. Oppelli si è vista rifiutare tre volte la sua richiesta da parte dell'Azienda sanitaria. Il 4 giugno aveva ricevuto il terzo diniego da parte della Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina, che il suo caso non rientrasse tra quelli riconosciuti dalla sentenza con cui la Corte costituzionale nel 2019 ha stabilito la non punibilità di chi agevola il suicidio assistito.

In particolare, secondo la commissione medica, la donna non presentava il requisito della dipendenza da "trattamenti di sostegno vitale" e per questo aveva opposto il suo rifiuto. Una decisione duramente contestata da Oppelli, che come aveva spiegato in un video appello, non era in grado di alimentarsi, bere o svolgere altre attività vitali senza il supporto di caregiver e dipende da presidi medici come farmaci, catetere e macchina della tosse.

Per questo motivo il 19 giugno, assistita dall'avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale della Luca Coscioni, aveva presentato un'opposizione al diniego, accompagnata da una diffida e messa in mora nei confronti dell'azienda sanitaria. A seguito della diffida, è stata avviata una nuova procedura di valutazione da parte della commissione medica, ma Oppelli  "ha deciso di andare in Svizzera per accedere all'aiuto alla morte volontaria perché era impossibile per lei attendere altro tempo per una risposta: le sofferenze non erano in alcun modo tollerabili", ha spiegato l'Associazione.

La donna aveva rivelato di aver fatto richiesta anche all'estero, in particolare in Svizzera, dove la normativa per accedere al fine vita risulta meno rigida, pur manifestando la volontà di compiere questa scelta in Italia. Alla fine è stata costretta a partire, accompagnata da Claudio Stellari e Matteo D'Angelo, iscritti a Soccorso Civile, associazione per le disobbedienze civili sul fine vita di cui è rappresentante legale Marco Cappato.

L'appello alla politica: "Fate una legge sensata"

Prima di morire ha lanciato un appello alla politica per una legge sul fine vita. "Gentili parlamentari e concittadini tutti, non so se vi ricordate di me, sono Martina Oppelli. Più di un anno fa feci un appello a tutti voi affinché venisse promulgata e approvata una legge, una legge sensata che regoli il fine vita, che porti a un fine vita dignitoso tutte le persone, malate, anziane, ma non importa, prima o poi tutti noi dobbiamo misurarci con la fine della nostra vita terrena. Sì, questo appello è finito nel vuoto", sono le sue parole. "Ogni dolore è assoluto e va rispettato", "fate una legge sensata", ha aggiunto.

"Ormai due anni fa mi appellai alla sentenza Cappato per poter accedere al cosiddetto suicidio assistito presso l'azienda sanitaria della mia Regione. Per ben tre volte mi è stato negato, benché io ne avessi il diritto, ma chissà, forse non abbastanza. Io non ho tempo per aspettare un quarto diniego, ma anche se fosse un assenso io ero allo stremo delle mie forze. Sono in Svizzera, sì, forse una fuga direte voi, no, è un ultimo viaggio". Ma perché, si chiede, "perché dobbiamo andare all'estero, perché dobbiamo pagare, anche affrontare dei viaggi assurdi? Io ho fatto un viaggio lunghissimo", "è stato veramente uno sforzo titanico, ma l'ho fatto per avere una fine dignitosa alla mia sofferenza. Io non voglio che questo iter si ripeta per altre persone, non potete rimandarci sempre a settembre, perché ci sono urgenze più grandi", ha proseguito.

"Sappiate che sono pienamente consapevole che esistono tragedie enormi, genocidi, terremoti, alluvioni – ha continuato – e che magari la misera vita di una singola persona e la sua sofferenza appaiono troppo piccole in confronto a una guerra, ma il macrocosmo è fatto da infiniti microcosmi e ogni microcosmo ha un proprio dolore e ogni dolore è assoluto nel momento in cui viene vissuto e va rispettato. Anche noi abbiamo fatto di tutto per vivere, credetemi". Infine la sua ultima richiesta: "Fate una legge che abbia un senso, una legge che tenga conto di ogni dolore possibile, che ci siano dei limiti, delle verifiche, ma non potete fare attendere due, tre anni prima di prendere una decisione. In questi ultimi due anni il mio corpo si è disgregato, io non ho più forza, perfino i comandi vocali non mi capiscono più. Ho anche il catetere vescicale". Ma "io non sono una macchina, sono un essere umano". "Adesso desidero morire dignitosamente". "Fate una legge sensata", ha concluso. "Mettiamo da parte le diatribe politiche, perché non esiste destra o sinistra o centro, siamo tutti esseri umani".

325 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views
Immagine

Iscriviti alla newsletter Evening Review.
Ricevi l'approfondimento sulle news più rilevanti del giorno

Proseguendo dichiari di aver letto e compreso l'informativa privacy