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Studenti picchiati, parla Lamorgese: “Dietro agli scontri di Torino c’erano i centri sociali”

La ministra dell’Interno ha riferito in Aula dopo gli scontri tra studenti e polizia del 28 gennaio: “Le manifestazioni sono un segno di vitalità della nostra democrazia che ci fa ben sperare nel futuro, ma ci sono delle regole”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha letto una lunga informativa al Senato – con replica anche alla Camera – sugli scontri tra agenti di polizia e studenti a Torino. "Desidero rinnovare da parte del governo e mia il cordoglio alla famiglia per la morte di Lorenzo Parelli – ha cominciato la ministra – che con impegno e la freschezza dei suoi 18 anni testimoniava la determinazione del nostro Paese a rialzarsi dalla crisi devastante indotta dalla pandemia". Poi ha spiegato: "Sono i giovani ad aver risentito di più di restrizioni, disuguaglianze, marginalità e occasioni mancate, che sono alla base di un malessere profondo e non sempre compreso. Più voci autorevoli si sono soffermate sulla profondità di questa crisi dovuta anche al mancato ascolto da parte degli adulti, in un quadro di angoscia esistenziale che ha cambiato i nostri comportamenti creando distanze umane sconosciute e incidendo profondamente nella nostra società".

Per questo motivo "la morte inaccettabile di un giovane, in un momento che doveva essere di massima sicurezza, ha generato manifestazioni di solidarietà e proteste da parte dei suoi coetanei. Ma è innegabile che ognuno di noi abbia provato sentimenti di incredulità e sgomento così come è indubitabile che queste proteste giovanili rappresentino la voglia di partecipazione di un mondo che durante la pandemia ha sofferto in particolar modo l'isolamento. È comunque un segno di vitalità della nostra democrazia che ci fa ben sperare nel futuro". Ma attenzione: "D'altro canto la democrazia ha le sue regole, dalle quali non si può prescindere mai, soprattutto se poste a presidio del cruciale bilanciamento dei valori costituzionali quali il diritto di manifestare liberamente e la tutela della salute pubblica".

Lamorgese ha poi cominciato la sua informativa: "Una prima manifestazione estemporanea e non preavvisata si è svolta a Roma il 23 gennaio per una presenza complessiva di circa 200 persone. Un gruppo di manifestanti, staccandosi da piazza della rotonda, si è mosso in corteo, contravvenendo alle disposizioni introdotte per finalità anti Covid, fino a impattare con lo schieramento di Polizia. L'intenzione di arrivare allo scontro era ravvisata anche dal lancio di fumogeni e bombe carta contro le forze dell'ordine".

Ma veniamo alle manifestazioni del 28 gennaio: "Il Fronte della gioventù comunista ha indetto una manifestazione a carattere nazionale articolata su 35 manifestazioni, 31 delle quali si sono svolte regolarmente. A Milano, Torino, Roma e Napoli si sono invece verificati episodi critici sotto il profilo dell'ordine pubblico – ha continuato la titolare del Viminale – La manifestazione milanese era stata preannunciata sotto forma di presidio statico. Un'ora dopo dall'inizio della manifestazione, i rimostranti abbandonavano la piazza per dirigersi compattamente in corteo verso la sede di Assolombarda, un consistente gruppo di manifestanti rimuoveva le transenne e nel tentativo di aprirsi un varco entrava in contatto con gli operatori di polizia, lanciava uova e accendeva fumogeni. Ne sono nate due breve azioni di alleggerimento".

La manifestazione i cui video hanno fatto il giro d'Italia, però, è quella di Torino: "Assieme ad appartenenti ai collettivi studenteschi erano presenti numerosi militanti del noto centro sociale Askatasuna, espressione locale del movimento di autonomia operaia, distintosi per episodi criminosi nel corso di manifestazioni e occupazioni. Gli organizzatori avevano chiesto di effettuare un corteo, poi trasformata in presidio fisso – ha spiegato Lamorgese – Ciononostante un folto gruppo di manifestanti si è mosso verso le forze dell'ordine cercando di rompere lo sbarramento. Si sono verificati momenti di elevata tensione dovuta al contatto fisico tra i manifestanti più accesi e il reparto mobile. Dopo aver utilizzato gli scudi, gli agenti, a causa dei tentativi di sfondamento con calci e pugni, hanno fatto ricorso ad azioni di respingimento e a un intervento di alleggerimento anche con l'impiego dello sfollagente. L'azione non ha disperso i manifestanti. Nelle successive due ore ci sono stati ulteriori interventi delle forze di polizia, in risposta ai lanci di pietre e bottiglie di vetro". Secondo la ministra, insomma, dietro le proteste "c'era una regia degli esponenti di Askatasuna".

Dopo aver riassunto brevemente quanto successo a Roma e Napoli, la ministra è venuta alle conclusioni: "La difesa dell'ordine e della sicurezza pubblica, in un ordinamento democratico, richiede puntuale esercizio delle responsabilità di ciascuno, prudente apprezzamento delle circostanze e senso della misura. Saldamente inquadrati nella cornice di criteri unitari e non discriminatori. È indispensabile per garantire il bilanciamento dei valori costituzionali in gioco – ha sottolineato – Chi ai diversi livelli è chiamato a esercitare responsabilità istituzionali e operative deve riflettere a fondo quando si verificano fatti incresciosi come quelli che il 28 gennaio scorso hanno causato conseguenze a danno di alcuni giovani studenti estranei ai gruppi di facinorosi rimasti coinvolti nei tafferugli".

"Non possiamo non vedere come la protesta degli studenti nasca anche da un forte disagio originato dalle restrizioni della pandemia, che hanno compresso il mondo dei giovani. Abbiamo tutti il dovere di ascoltare la realtà giovanile, ce lo ha ricordato anche il Presidente della Repubblica – ha concluso – La via maestra è il confronto, lo sforzo che occorre fare è cercare di individuare modalità più idonee per esercitare il diritto di manifestare. Bisogna dialogare per evitare tensioni difficilmente gestibili sul piano dell'ordine pubblico. Il 4 febbraio nelle stesse città le manifestazioni studentesche si sono svolte senza generare criticità. Si è arrivati a questo punto grazie al dialogo".

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