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Strage di Ustica

Ustica, versione del missile francese non convince il pm che indagò sul caso. Amato: “Non ho dati nuovi”

Il giudice Giovanni Salvi, che indagò sulla strage di Ustica tra il 1990 e il 2002 quando era alla procura di Roma, ha detto che l’ipotesi del missile francese, rilanciata dall’ex premier Giuliano Amato, non ha mai trovato riscontri certi.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'intervista rilasciata dall'ex presidente del Consiglio Amato ha riportato al centro del dibattito la strage di Ustica, uno dei ‘misteri' italiani mai chiariti. Secondo le dichiarazioni dell'ex premier a la Repubblica, il Dc9 dell'Itavia, precipitato vicino all'isola di Ustica il 27 giugno 1980, è stato abbattuto da un missile francese, nel tentativo di uccidere il leader libico Gheddafi. "La versione più credibile – ha detto Amato – è quella della responsabilità dell'Aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno".

Ma Gheddafi riuscì a evitare la trappola perché avvertito da Craxi, secondo le ricostruzioni di Amato, che ora chiede all'Eliseo di dire tutto quello che sa. Secondo il ragionamento di Amato, adesso che all'Eliseo c'è Macron, un presidente giovane e anche anagraficamente lontano dalla tragedia di Ustica, sarebbe più facile per l'Italia ottenere finalmente le scuse dalla Francia. Ma da Parigi non è arrivata alcuna conferma alla versione proposta da Amato. Anzi il ministero degli Esteri francese ha fatto sapere che "Su questa tragedia, la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto". Il ministero aggiunge che ogni informazione è stata condivisa "soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l'Italia, se ce lo chiederà".

Il giudice Salvi: "Indagata ipotesi missile francese, nessuna prova certa"

"È stata una delle ipotesi maggiormente esaminate per via della presenza di aerei francesi, ma credo che le prove della effettiva esplosione di un missile siano ancora non certe", ha detto al Gr1, il procuratore Giovanni Salvi, che indagò sulla strage di Ustica tra il 1990 e il 2002 quando era alla procura di Roma. "Quella che è certa è la presenza di un secondo aereo nei pressi del Dc9 e questo porta a indicare l'ipotesi del missile, ma allora noi non affermammo con certezza tale presenza".

Il  magistrato ha spiegato che ‘‘Appariva l'ipotesi più probabile vista la presenza di questo aereo, visto il movimento del traffico di aerei senza trasponder, quindi velivoli militari, non vicino al Dc9, ma lungo il suo percorso". Poi l'appello alla politica per accertare la verità: "A questo punto uno sforzo politico per ottenere una completa collaborazione potrebbe essere utile, ma è molto importante che ciò avvenga sulla base di indicazioni precise". 

"La nostra indagine concluse che un velivolo attraversò trasversalmente la rotta del Dc9 precipitato nel mare di Ustica negli istanti immediatamente successivi alla perdita dell'aereo, rilevata dai plot di ritorno sul radar di Ciampino, che era al punto limite della propria visibilità". Questo quanto fu accertato dall'inchiesta condotta dall'allora pm Salvi. La collaborazione della Francia fu "piuttosto faticosa", ha aggiunto l'ex pm in un'intervista al Corriere della Sera, "e senza alcun sorriso sulle labbra. Ma alla fine le risposte alle rogatorie sono arrivate".

"Collaborazione piena non vi è stata" nemmeno "da parte degli Stati Uniti, almeno durante una prima fase delle indagini; ad esempio sui movimenti della portaerei Saratoga, ancorata al porto di Napoli". Ma "La prova certa" del missile "non è emersa – ha ribadito Salvi -, perché su oltre il 90 per cento della cosiddetta superficie bagnata del relitto recuperata non è stata individuata alcuna traccia di impatto esterno dell'esplosione".

Le reazioni del governo italiano dopo l'intervista di Amato

Quelle di Amato rivelazioni importanti, che se venissero confermate potrebbero gettare una luce su tutta la vicenda. Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sono "parole importanti, che meritano attenzione. Il presidente Amato precisa però che queste parole sono frutto di personali deduzioni. Chiedo al presidente Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti".

Per il ministro Matteo Salvini "Giuliano Amato ha rilasciato dichiarazioni di inaudita gravità a proposito di Ustica: è assolutamente necessario capire se ci sono anche elementi concreti a sostegno delle sue parole. Visto il peso delle affermazioni di Amato e il suo ruolo rilevante all'epoca dei fatti, attendiamo commenti delle autorità francesi".

Anche il ministro della Difesa Crosetto ha commentato ieri le parole dell'ex premier: "A stupirmi non è la tesi, che non è nuova, ma la persona che ha voluto riportarla alla ribalta", ha detto in un'intervista a ‘La Stampa'. Crosetto però si domanda perché Amato ne stia parlando adesso: "Me lo chiedo, ma non ho risposte. Non credo sia una cosa casuale".

"Io faccio il ministro della Difesa, non mi compete parlarne. Ma forse compete al vicepremier, che si occupa di infrastrutture e trasporti, anche aerei ed anche di argomenti rilevanti di ogni tipo come leader politico", ha aggiunto l'esponente di Fdi.

In un'intervista a Fanpage.it, pubblicata ieri, Giovanni Pellegrino, che è stato per per due legislature, dal 1994 al 2001, presidente della cosiddetta Commissione stragi, incaricata di indagare su alcuni dei più grandi misteri irrisolti della storia italiana, tra cui appunto la strage di Ustica, ha ammesso di aver "sottovalutato" le dichiarazioni dell'ex Capo dello Stato Cossiga sull'incidente, che hanno molti punti di convergenza con la versione fornita oggi da Amato. In un'intervista Cossiga raccontò che "l'aereo francese si sarebbe messo sotto al Dc9 per non essere intercettato dal radar dell'aereo libico che stava rientrando con Gheddafi. A un certo punto l'aereo francese lancia un missile per sbaglio, volendo colpire l'aereo di Gheddafi. Fatto sta che quando è partito il missile, lui (aereo di Gheddafi n.d.r.) si sarebbe messo dietro al Dc9 (che quindi viene colpito al suo posto n.d.r) E questa è l'informazione per quello che ricordo adesso…io sto per compiere 80 anni".

Pellegrino aggiunge anche altri elementi a sostegno della tesi di Amato: "Nella direzione della ricostruzione di Amato andava quello che ci disse  il generale Bozzo, che era stato il principale collaboratore di Dalla Chiesa. Raccontò che lui in quel momento era in vacanza in Corsica e fu stupito dal via vai di aerei , attorno alla base francese militare nell'area, un traffico densissimo".

Pellegrino poi ricorda le audizioni di Rosario Priore, giudice istruttore e consulente della Commissione: "Priore sosteneva che sulla base dei dati radar si poteva dimostrare, come nascosto nella scia o sotto la pancia del DC9 volasse un aereo militare senza trasponder. E poi, sempre dati dei radar dimostravano la possibilità di un attacco da parte veivoli militari che provenivano da Est". Pellegrino è d'accordo con D'amato, ed è convinto che oggi per arrivare alla verità dovrebbero parlare la Francia e la Nato: "Se l'aereo era francese, Macron dovrebbe dirlo".

Amato chiarisce: "Non ho elementi nuovi"

"Io ho solo rimesso sul tavolo una ipotesi già fortemente ritenuta credibile, non perché avessi nuovi elementi, ma per sollecitare chi li ha a parlare, a dire la verità. Non altro". Lo ha detto oggi l'ex presidente del Consiglio premier e presidente emerito della Corte costituzionale, Giuliano Amato, al quotidiano La Verità. "Io non ho raccontato nulla di nuovo. Non era nelle mie possibilità, non era nelle mie intenzioni. Volevo riportare il tema all'attenzione, sollecitare chi potrebbe convalidare quell'ipotesi a parlare", ha sottolineato.

"Gli anni passano – ha aggiunto -, le famiglie sono lì convinte che la verità non sia ancora venuta fuori, e i testimoni rimasti possono andarsene presto. Come può capitare a me, data la mia età". L'ex premier, dopo aver spiegato che "dei titoli con cui un articolo o un'intervista vengono presentati non risponde l'autore", si è soffermato anche sulle alle affermazioni su Bettino Craxi: "Purtroppo non ricordo chi mi disse che era stato Craxi a informare Gheddafi, anche se il ricordo è rimasto. Su chi informò Gheddafi è ben possibile che ci sia stata confusione di date, fra l'86 e l'80, quando, secondo Luigi Zanda (ex portavoce di Cossiga, ndr) oggi, furono i servizi. Onestamente non riesco a dire se la confusione l'ho fatta io o se l'ha fatta chi mi parlò di Craxi come informatore di Gheddafi". Infine ha assicurato che con le sue parole non aveva "nessuna intenzione di creare difficoltà al governo. Perché mai?". 

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