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Stop ai brevetti per i vaccini, l’appello a Draghi: “Omicron frutto di azioni dei Paesi ricchi”

L’iniziativa è stata lanciata dal Movimento 5 Stelle, con la deputata Ianaro, per mobilitare tutto il Parlamento e spingere il governo Draghi a impegnarsi sulla sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini anti Covid: “Nei Paesi a medio basso reddito la campagna vaccinale ha raggiunto solo il 3% delle persone”.
A cura di Stefano Iannaccone
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Un appello al governo Draghi, lanciato dall’intero Parlamento, per portare in sede internazionale la battaglia della sospensione temporanea dei brevetti. Perché la strategia di fermare i voli non si rivela efficace: bisogna far viaggiare le fiale, dall’Africa all’Asia, invece di stoppare la mobilità aerea. Lo scopo è quello di garantire un’adeguata campagna vaccinale nei Paesi meno sviluppati, dove c’è il pericolo di sviluppo delle varianti. Un film già visto con la temuta Omicron, inizialmente ribattezzata sudafricana, e che potrebbe ripetersi nei mesi a venire con altre mutazioni del virus. Per questo motivo occorre una mobilitazione di tutti i Paesi più ricchi. Con l’Italia che deve agire da capofila, partendo dall’Europa.

La deputata del Movimento 5 Stelle, Angela Ianaro, ha lanciato un’iniziativa che vuole coinvolgere tutte le forze politiche, senza distinzione tra maggioranza e opposizione. “Non si può agire da soli, siamo ben consapevoli che non basta. Ed è questo il principio ispiratore di tutte le iniziative intraprese dal M5S sul tema”, spiega a Fanpage.it Ianaro. Da qui “l’appello lanciato ai partiti in Parlamento per mostrare unità di intenti e rafforzare il mandato di Draghi nei consessi internazionali”, afferma. Anche perché il presidente del Consiglio “ha già manifestato la propria sensibilità sul tema”. Un tentativo di superare eventuali strumentalizzazioni politiche.

La battaglia è stata ingaggiata da tempo: un anno fa, a novembre 2020, è stato presentato un ordine del giorno per chiedere al governo uno sforzo sulla questione della sospensione dei brevetti. E all’epoca il siero per l’immunizzazione non era ancora arrivato nemmeno in Italia, si attendeva la fase decisiva per la commercializzazione. Poi a marzo, alla Camera, c’è stata la votazione di una mozione unitaria con lo stesso intento: spingere l’esecutivo italiano a imporre il tema nell’agenda internazionale. Il problema non è affatto secondario. In Africa, dove si è sviluppata la variante Omicron che alimenta le preoccupazioni sulla sua contagiosità, la campagna di vaccinazione è praticamente inesistente.

Ecco alcuni numeri, che descrivono la situazione. Nella Repubblica del Congo solo lo 0,1% della popolazione ha fatto l’iniezione anti coronavirus. Nel Ciad il dato si attesta allo 0,4% e in molti altri Paesi, tra cui Sudan ed Etiopia, supera appena l’1%. La Namibia e il Mozambico, che vanno di poco sopra il 10%, sono tra i Paesi messi meglio. Ma nei fatti solo uno su dieci ha ricevuto il vaccino. Ed è un paradosso, visto che in Italia non è sufficiente nemmeno una quota al di sopra dell'80%. La questione non riguarda solo l’Africa, visto che ci sono zone dell’Asia praticamente scoperte. Basti pensare allo Yemen, flagellato dalla guerra civile, che raggiunge l’1,3% di persone vaccinate. Mentre in Siria si arriva al 4%. Uno scenario preoccupante, insomma.

Nei Paesi a medio basso reddito la campagna vaccinale ha raggiunto circa il 3% delle persone. Un numero su cui non bisogna aggiungere altro”, sottolinea Ianaro che lancia un attacco: “Omicron è una conseguenza delle azioni dell'Occidente o comunque di tutti i Paesi ricchi. Non solo è comportamento privo di etica. Ma è un approccio antiscientifico e antieconomico”. L’antiscientificità si palesa con il fatto che l’immunizzazione nei Paesi sviluppati non è sufficiente a sconfiggere il virus, che si sviluppa, attraverso le varianti, dove i vaccini non ci sono. E rischia di “bucare” la protezione dei farmaci.

L’aspetto antieconomico, invece, deriva da un’evidenza: non si può pensare di chiudere le attività, a cominciare dallo stop ai voli. Una misura che non serve a contenere la diffusione del contagio e che provoca un problema che è sotto gli occhi di tutti, come testimoniano il tracollo della produzione durante le prime ondate. Per questo la sospensione dei brevetti torna al centro del dibattito come priorità anti-Covid. “Ribadisco – puntualizza Ianaro – la natura temporanea della misura. Non è nostra intenzione danneggiare la ricerca e le case farmaceutiche che investono per la realizzazione dei farmaci. Si tratta di un provvedimento speciale per fronteggiare l’emergenza”.

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