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Sputare su un manifesto di Matteo Salvini non è reato: archiviata l’accusa di vilipendio

Il gip del tribunale di Torino ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla procura per un episodio riguardante un giovane di 26 anni che ha sputato su di un manifesto in cui era rappresentato Matteo Salvini. Secondo il giudice l’atto è stato rivolto “all’uomo e non al ruolo” che ricopre. Il ragazzo era indagato per vilipendio a un organo dello Stato.
A cura di Stefano Rizzuti
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Sputare contro un manifesto in cui viene rappresentato Matteo Salvini non è reato. A stabilirlo è stato il gip del tribunale di Torino, esprimendosi su un caso avvenuto a febbraio. Il gip ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla procura per il fatto risalente, per la precisione, al 9 febbraio. Il protagonista della vicenda è un giovane di 26 anni residente a Villastellone, in provincia di Torino. Aveva sputato su un manifesto in cui era ritratto Salvini, ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio. Il manifesto era esposto in un banchetto della Lega in occasione di una raccolta firme organizzata dal Carroccio. Al banchetto c’erano anche i militanti del partito: uno di loro ha quindi deciso di chiamare i carabinieri, quando ha assistito alla scena, denunciando il giovane per l’atto appena commesso.

Il ragazzo è stato indagato per vilipendio a un organo dello Stato, con riferimento alla carica ricoperta da Salvini quando i fatti sono accaduti. Però, secondo il giudice per le indagini preliminari di Torino, quel fatto non comporta alcuna ipotesi di reato. La motivazione con cui viene spiegata la decisione del giudice è chiara: “Il gesto è rivolto all’uomo e non al ruolo che in quel momento ricopre Matteo Salvini, e dunque non all’incarico di ministro dell’Interno”. La scena dello sputo verso il manifesto del vicepresidente del Consiglio era stata anche filmata ed era finita su Facebook.

Secondo gli avvocati difensori del ragazzo, Andrea Castelnuovo e Frediano Sanneris, pubblicando il filmato il militante aveva fatto anche un commento, definito dai giudici “a tinte forti”, definendo il ragazzo un “fenomeno di sinistra”. I due legali che assistono il 26enne hanno commentato la decisione del giudice: “Condividiamo pienamente le argomentazioni giuridiche alla base della decisione del tribunale. Il punto, però, è che non si può utilizzare la via del processo penale a fini di propaganda e confronto politico, anche perché questo comporta oneri e costi per l’amministrazione della giustizia”.

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