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Concessioni balneari, le ultime notizie

Spiagge, Consiglio di Stato proroga le attuali concessioni balneari solo fino a dicembre 2023

Il Consiglio di Stato con due sentenze ha fissato la proroga delle attuali concessioni balneari solo fino a dicembre 2023. Scaduto quel termine il settore sarà aperto alle regole della concorrenza. Salvini: “Spiagge e mercati italiani non sono in svendita, si rassegnino i burocrati di Bruxelles e i loro complici”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Consiglio di Stato ha stabilito l'azzeramento di tutte le concessioni balneari a partire dal 2024. L'attuale regime di proroga delle concessioni sulle spiagge sarà valido solo fino al 31 dicembre 2023. Dal 1 gennaio 2024 non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà aperto alle regole della concorrenza. Gli attuali concessionari potranno comunque partecipare alle gare che dovranno essere bandite. I giudici di Palazzo Spada Scaduto hanno stabilito che scaduto il termine indicato "tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se via sia o meno un soggetto subentrante nella concessione".

Con le sentenze numero 17 e 18 pubblicate oggi, si legge in una nota, l’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, sottolineando "l’eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale", ha affermato che la persistente assenza – sebbene non siano mancati gli annunci di un intervento legislativo di riforma – di un’organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto Ue, perché consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni (l’ultima, peraltro, della durata abnorme, sino al 31 dicembre 2033), così impedendo a chiunque voglia entrare nel settore di farlo. Secondo il Consiglio di Stato, il confronto concorrenziale, oltre ad essere imposto dal diritto Ue, "è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita".

Le due sentenze nascono dalla necessità di risolvere l'annoso contenzioso tra amministrazioni locali e concessionari balneari. La scadenza perentoria consentirà alla pubblica amministrazione di ‘‘intraprendere sin d'ora le operazioni funzionali all'indizione di procedure di gara", per "consentire a Governo e Parlamento di approvare doverosamente una normativa che possa finalmente disciplinare in conformità con l'ordinamento comunitario il rilascio delle concessioni demaniali'‘.

Meloni e Salvini sul piede di guerra

Durissimo il commento della leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni: "La sentenza con cui il Consiglio di Stato ha deciso di disapplicare una legge votata dal Parlamento italiano, dichiarando la cessazione delle attuali concessioni demaniali marittime al 31 dicembre 2023 stabilendo la loro messa a bando subito dopo, rappresenta un colpo mortale per il turismo balneare italiano".

"È molto grave che il Governo Draghi, e ancora prima il governo Conte 2, abbiano scelto di non intervenire lasciando questo comparto, fatto di decine di migliaia di imprese quasi tutte a conduzione famigliare, in balia delle decisioni dei tribunali e dei diktat di Bruxelles – ha aggiunto Meloni – . Fratelli d'Italia esprime solidarietà agli operatori del settore e alle loro famiglie, che stasera si sentono espropriate delle imprese che hanno costruito con decenni di impegno a vantaggio di grandi gruppi multinazionali che già pregustano il banchetto".

"Chiediamo al Governo di riferire immediatamente al Parlamento, anch'esso espropriato della propria funzione legislativa, di convocare immediatamente le associazioni di categoria e di dare risposte chiare, una volta per tutte, su come intende affrontare questa situazione di enorme gravità".

Sulla stessa scia Matteo Salvini: "Spiagge e mercati italiani non sono in svendita, si rassegnino i burocrati di Bruxelles e i loro complici: la Lega non ha mai permesso e non permetterà che il nostro lavoro e le nostre tradizioni vengano cancellati".

Riccardi Magi ha accolto invece positivamente la notizia: "Ancora una volta è stato necessario attendere una sentenza per modificare quello che la politica italiana aveva reso immodificabile pur essendo palesemente illegittimo e indifendibile. In questa legislatura almeno in quattro occasioni (legge di delegazione europea del 2018, legge europea 2018 e 2020, legge di bilancio 2021) ho presentato emendamenti per cambiare le norme italiane sulle concessioni balneari esattamente nella direzione sancita oggi dal Consiglio di Stato. Tutti sono stati sempre respinti dalla quasi totalità della Camera e ancora nell'aprile scorso il governo non accolse un ordine del giorno collegato alla legge europea che impegnava il governo a fare esattamente quello che sancisce la sentenza odierna del CdS".

"Conformarsi al diritto europeo non è solo un obbligo – ha aggiunto – ma significa perseguire l'interesse pubblico e il rilancio di una parte significativa del settore turistico. In alternativa si sarebbe lasciato un intero settore nell'incertezza giuridica e agli italiani l'onere di pagare ulteriori sanzioni. Il Presidente Draghi sin dal suo primo discorso davanti alle Camere ha posto la giusta enfasi sul valore della concorrenza al servizio della ripresa economica e sui ritardi che il nostro Paese deve recuperare, ora il governo adegui il Ddl Concorrenza".

Ma secondo Federbalneari Italia adesso si rischia un milione di disoccupati: "Non condividiamo le motivazioni giuridiche di questa sentenza. Quanto deciso dal Consiglio di Stato mette a repentaglio le oltre 30mila famiglie che lavorano nel settore turistico balneare, decretando il blocco degli investimenti con gravi ripercussioni anche a livello occupazionale. In questo modo, infatti, si rende fortemente instabile un settore che conta circa un milione di lavoratori". ha detto il presidente dell'associazione Marco Maurelli.

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