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Sondaggi politici, in dieci mesi la Lega di Salvini ha perso 10 punti percentuali

Dal 34,5% dell’agosto del 2019 al 24,6% dell’ultima rilevazione: i sondaggi mostrano il crollo della Lega di Matteo Salvini. Stabile il Partito Democratico, in leggera flessione il Movimento 5 Stelle; continua invece la marcia di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, ormai a ridosso dei grillini.
A cura di Redazione
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L'ultimo sondaggio elettorale, realizzato da Euromedia Research per l'agenzia Dire su un campione rappresentativo di duemila persone, mostra con chiarezza la conferma di un trend che va ormai avanti da mesi: il calo costante della Lega. Il partito guidato da Matteo Salvini, infatti, pur confermandosi in testa alle preferenze degli italiani, è lontanissimo dai numeri registrati meno di un anno fa: alla vigilia della crisi di governo che avrebbe portato alla caduta del primo governo Conte, la Lega era accreditata di un dato superiore al 34%, mentre ora è al 24,6%. Un tracollo che si spiega certo con la decisione di staccare la spina al governo con i Cinque Stelle ma anche con lo scontro durissimo e ancora in corso con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, politico che riscuote un gradimento altissimo fra gli italiani.

Alle spalle della Lega la situazione appare stazionaria, con il Partito Democratico di Nicola Zingaretti accreditato del 20,8% e con il Movimento 5 Stelle del reggente Vito Crimi inchiodato al 15,4%, meno della metà dei consensi ottenuti alle ultime elezioni politiche. Continua invece la crescita di Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, ora al 14%, vicina a "doppiare" Forza Italia, che si ferma al 7,8% dei consensi. Male Italia Viva al 3%, mentre si segnala il buon risultato di Azione: il partito di Carlo Calenda è accreditato del 3,2% dei consensi. Fra gli altri partiti, segnaliamo +Europa all'1,6%, il raggruppamento verde all'1,5%, SInistra Italiana all'1,8%, MdP-Articolo 1 all'1% e Cambiamo di Toti allo 0,8%.

Il dato complessivo delle coalizioni sorride ancora al centrodestra: la somma dei voti dei singoli partiti porterebbe un eventuale cartello elettorale oltre il 45%, quota probabilmente sufficiente per ottenere la maggioranza dei seggi nei due rami del Parlamento.

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