Soli e senza futuro: ecco perché i giovani hanno votato No al Referendum costituzionale

A poco più di una settimana dal voto referendario che ha sancito la disfatta del fronte del Sì alle riforme costituzionali e portato alle dimissioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi, arrivano le prime analisi più strutturate sull'esito del voto dello scorso 4 dicembre. Secondo un'indagine condotta alla vigilia della consultazione dall'Osservatorio Demos-Coop per Repubblica, le radici del rifiuto della proposta di riforma costituzionale targata Boschi affondano soprattutto nel risentimento e nel cosiddetto sentimento dell'anti-renzismo, collegate principalmente al pervasivo malessere sociale presente soprattutto al Sud, Isole e nelle zone rurali, più esposti alla crisi rispetto al Nord e ai grandi centri metropolitani. Il No, come già evidenziato negli scorsi giorni, è stato espresso, contrariamente alle aspettative, per la maggior parte dai giovani tra i 25 e i 34 anni, che pagano il duro scotto della crisi economica che ancora oggi morde duramente quella particolare fascia demografica.

A essere maggiormente orientati al No al referendum sono stati principalmente giovani che causa difficoltà vivono ancora con i propri genitori e sono dipendenti dalla propria famiglia d'origine. In larga parte, il fronte del No che va dai 25 ai 34 anni è composto da ragazzi che non studiano e non lavorano, che provano a cercare un'occupazione ma non la trovano o, nel caso, passano la propria vita tra lavoretti a voucher e precari, riuscendo a sbarcare il lunario solo grazie all'aiuto di parenti e genitori. Il 62% dei giovani appartenenti a questo segmento sostengono di provare un gran sentimento di incertezza nel futuro, mentre il 73% pensa sia necessario emigrare all'estero per poter fare carriera. Il 63% dei giovani tra i 25 e i 34 anni, inoltre, è disilluso e consapevole del fatto che difficilmente riuscirà a raggiungere la posizione sociale dei genitori.

"Circa il 40% dei "giovani adulti" ammette di sentirsi spesso ‘solo'. Molto più, rispetto ai genitori e ai nonni. Ma anche rispetto ai fratelli minori, che hanno meno di 25 anni. Sono ‘le pene del giovane adulto'. Che, perlopiù, ha concluso gli studi, oppure li prosegue, per non sentirsi ‘disoccupato'. Magari intermittente o precario. Come, inevitabilmente, avverrà. I giovani nati negli anni Ottanta. Sono divenuti ‘invisibili'. Mimetici. In continua fuga. Alla ricerca di un lavoro. Un futuro", si legge nel rapporto diramato dall'Osservatorio. In sostanza, i giovani adulti hanno punito Renzi per non essere riuscito a rottamare i vecchi e dare più spazio alle giovani generazioni, per non essere riuscito a mantenere quella promessa che l'ha inizialmente portato ad attrarre consenso politico e personale.