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Smartworking, Orlando: “Non dobbiamo demonizzarlo”. Brunetta: “Siamo tutti dalla stessa parte”

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando replica al ministro Brunetta: “Lo smartworking può aiutare, è una grande occasione che può essere colta anche dal Mezzogiorno, soprattutto per le aree interna. Un po’ di demonizzazione fatta va rivista”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Torna a far discutere lo smartworking, dopo che appena un mese fa i ministri Brunetta e Orlando avevano emanato una circolare per chiedere alle aziende di ricorrere al lavoro agile nelle percentuali già previste dalla normativa in vigore, alla luce dell'aumento dei contagi registrati nel periodo natalizio, dovuto soprattutto al dilagare della variante Omicron.

La circolare però, come è noto, non aveva introdotto alcuna nuova norma sugli strumenti di flessibilità, ma si limitava a incentivare lo smartworking "nell'ambito delle regole vigenti". Oggi il ministro del Lavoro Andrea Orlando è tornato sul tema: "Lo smart working può aiutare, è una grande occasione che può essere colta anche dal Mezzogiorno, soprattutto per le aree interna. Un po' di demonizzazione fatta va rivista, lo dicono le grandi Company: è un modo per ripensare le nostre città, il rapporto tra lavoro e tempo libero, tra periferie e centro", ha detto intervenendo all'evento ‘Italia domani" organizzato a Palermo dalla Presidenza del Consiglio.

"Siamo il primo Paese ad avere fatto un accordo sullo smart working, stabilendo le regole del gioco – ha detto il ministro – Dopo la pandemia ci sarà più smart working rispetto al periodo pre-pandemia. Questo modello pone nuove questioni legate alla socialità, al diritto alla disconnessione, alla sicurezza: per questo non ho voluto intervenire normativamente e ho voluto promuovere un accordo con le parti sociali, siglato nel giorno dello sciopero generale. È una buona base per accompagnare l'evoluzione che avrà lo smart working".

Ieri il titolare della Pa Renato Brunetta aveva ribadito la sua posizione sul telelavoro, rivendicando il lavoro fatto in questi mesi: "Il Governo Draghi ha fatto la grande scelta, vaccini e presenza, vaccini con la gente sul posto di lavoro, non lo smart working, non chiudersi in casa e non vaccinarsi", ha detto in un'intervista a Start su Skytg24. Brunetta ha utilizzato parole molto dure sul lavoro agile: "Lo smartworking? Piuttosto che chiusi a casa, con il telefonino sulla bottiglia del latte a fare finta di fare smartworking, perché diciamocelo a far finta di lavorare da remoto, a parte le eccezioni che ci sono sempre: vaccini, vaccini, vaccini. E presenza con una migliore organizzazione del lavoro".

Oggi il ministro della Pa torna sull'argomento con un nuovo post su Facebook, in cui fa una precisazione: "Da una parte sola: dalla parte delle famiglie e dalla parte delle imprese. Dalla parte di tutti i cittadini che hanno diritto a servizi pubblici efficienti, con tempestività, gentilezza e cortesia. Ho voluto uno smartworking finalmente regolato e strutturato, che tutela i diritti dei lavoratori e quelli dei cittadini. Senza pregiudizi, guardiamo al futuro. Siamo tutti dalla stessa parte".

Bonelli replica a Brunetta

Al ministro di Forza Italia ha replicato anche Bonelli, il co-portavoce nazionale di Europa Verde: "In Europa lo smart working è utilizzato come strumento per rendere più accessibile il lavoro, ridurre il traffico e quindi l'inquinamento e in tempi di Covid per contrastare i contagi invece in Italia abbiamo il ministro Renato Brunetta che per difendere l'economia del tramezzino impone la sua folle linea dello stop al telelavoro".

"Il premier Draghi ha responsabilità enormi nel tollerare la guerra di Brunetta sul lavoro agile che rappresentano posizioni arcaiche e dannose per l'Italia. La posizione di Brunetta sullo smart working – continua l'esponente dei Verdi – è l'esempio di totale inadeguatezza e incapacità di un ministro della Repubblica che blocca il lavoro agile per una sua personale crociata. Un ministro come Brunetta in qualsiasi governo d'Europa sarebbe stato accompagnato alla porta da tempo, in Italia causa l'anomalia di un governo profondamente eterogeneo e contraddittorio dobbiamo guardare al medioevo e tenerci il ministro dell'economia del tramezzino".

Sindacati contro il ministro Brunetta

"Ancora una volta si è superato il segno e Brunetta conferma il suo primato: essere considerato, a ragione, dalle lavoratrici e dai lavoratori pubblici, il peggior Ministro della Pa di sempre". Lo scrive in una nota Marco Carlomagno, segretario nazionale di Flp, Federazione dei Lavoratori Pubblici e Pubbliche Funzioni. Quelle del ministro, si legge, "sono affermazioni che la dicono lunga su come Brunetta la pensi sul lavoro agile e quale considerazione e rispetto abbia nei confronti delle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno servono lo Stato, nonostante i danni che lui, proprio lui, ha provocato in questi anni bloccando da Ministro i contratti di lavoro, tagliando le risorse della contrattazione decentrata destinate a remunerare la produttività, negando il diritto alla carriera e alla valorizzazione del personale, impoverendo l'efficienza delle Amministrazioni con il blocco delle assunzioni, l'aumento della precarizzazione del lavoro, la scellerata politica delle esternalizzazioni e delle consulenze superpagate".

"Il ministro rilancia la sua ossessione con la definizione di una nuova categoria, i cosiddetti "fannulloni 4.0", coloro che avrebbero approfittato del lavoro agile emergenziale di questi due anni per non fare nulla" prosegue Carlomagno che parla di ‘‘affermazioni che dimostrano l'inaccettabile pregiudizio nei confronti di una modalità lavorativa moderna, capace di coniugare la conciliazione vita lavoro con l'innovazione dei processi lavorativi e la definizione di politiche per obiettivi che costituiscono uno dei punti cardine della modernizzazione delle Amministrazioni, superando l'arcaico concetto basato sulla mera presenza fisica come fattore di efficienza del lavoro pubblico".

"Brunetta conferma di non conoscere le Amministrazioni e lo fa con dichiarazioni in libertà, non veritiere, che ancora una volta offendono gravemente dignità e professionalità di milioni di lavoratori" afferma il segretario che prosegue "affermazioni tanto più quando rese da chi dovrebbe rappresentare la Pubblica amministrazione nel nostro Paese. Se si vogliono raggiungere i risultati che l'attuazione del Pnrr richiede, e che vede il personale delle Pubbliche Amministrazione in prima linea per il raggiungimento degli ambiziosi e qualificanti obiettivi prefissati – conclude Carlomagno – è necessario, senza ulteriore indugio, che venga rimossa questa criticità, essendo venuto meno, in maniera indubitabile, il necessario rapporto di fiducia e di rispetto per il lavoro svolto, che è condizione per affrontare le sfide dei prossimi mesi, con serenità, senza che ogni giorno si venga offesi e denigrati". 

Orlando chiede alle aziende di pagare di più i dipendenti

Il ministro Orlando pone poi la questione dei salari: "Vedo tanta gente che si lamenta perché non trova lavoratori ma quanto gli date? Questa è una domanda che forse si fa poco. Il tema è quello dei salari, mettiamo tutto sul tavolo e troviamo le soluzioni. Però teniamo insieme i fattori perché non dobbiamo sottovalutare il fatto che il nero e gli elementi di sfruttamento del lavoro incidono pesantemente nel reclutamento", ha detto ancora da Palermo, rispondendo a una domanda di un amministratore locale sui numerosi percettori di reddito di cittadinanza e la difficoltà di trovare manodopera.

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