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Smart working nel settore pubblico, il ministro Zangrillo è favorevole: “Bisogna farlo seriamente”

“È sbagliato partire dal presupposto che nella P.a. il lavoro agile non possa funzionare, serve una rivoluzione culturale organizzativa”: lo ha detto il ministro della Pubblica amministrazione, affermando che, come già avviene nel settore privato, lo smart working deve essere seriamente valutato e utilizzato.
A cura di Annalisa Girardi
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Sullo smart working la pubblica amministrazione non deve essere diversa dal settore privato. Lo ha detto il ministro della Pa, Paolo Zangrillo, durante un'audizione in Senato sulle linee programmatiche del suo ministero, in cui appunto si è toccato anche il tema del lavoro agile, diventato per molte aziende private uno strumento familiare dopo la pandemia. Zangrillo ha fatto sapere che i lavoratori agili nella pubblica amministrazione sono al momento 570 mila, ma saliranno a 680 mila già il prossimo anno.

"È sbagliato partire dal presupposto che nella P.a. il lavoro agile non possa funzionare, serve una rivoluzione culturale organizzativa e la definizione, da parte di ciascuna amministrazione, di interventi finalizzati a rendere il lavoro agile pienamente efficace, senza pregiudicare i servizi erogati", ha proseguito il ministro, definendo lo smart working "uno strumento di lavoro importante, potenzialmente capace di innovare il lavoro pubblico".

Per Zangrillo è quindi arrivata l'ora, come sta accadendo nel privato, di "valutarlo e utilizzarlo, cambiando i presupposti di lavoro" anche nel settore pubblico. "Si tratta di organizzarsi e di fare le cose seriamente. Dobbiamo passare, a livello diffuso, da una logica di controllo a quella della responsabilità dei risultati e alla loro misurazione: la misurazione della performance non deve essere un tabù, ma anzi bisogna misurare per valutare e valutare per migliorare", ha proseguito il ministro.

Che poi ha sottolineato come nel nuovo Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, che è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 1° dicembre, venga sottolineato il ruolo del dirigente, che avrà appunto il compito di esaminare il rendimento dei dipendenti e la capacità del raggiungimento dei risultati, tenendo conto dell'organizzazione del lavoro. Non solo: il dirigente dovrà anche favorire le occasioni di formazione e le opportunità di crescita professionale.

Nel Codice di comportamento, ha poi aggiunto Zangrillo, non si parla solo di questa nuova possibilità. Il testo, ha concluso il ministro, ""interviene stabilendo il divieto di discriminazione basato sulle condizioni personali del dipendente, quali ad esempio orientamento sessuale, genere, disabilità, etnia e religione; aggiungendo, anche, che le condotte personali dei dipendenti realizzate attraverso l'utilizzo dei social media non debbano in alcun modo essere riconducibili all'amministrazione di appartenenza o lederne l'immagine ed il decoro".

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