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Slitta il tetto europeo al prezzo del gas russo, la misura non verrà introdotta prima di ottobre

Salta il tetto al prezzo del gas in Ue, almeno per il mese di settembre. Il primo confronto di oggi tra i ministri europei dell’Energia ha portato a un accordo su piccole misure straordinarie per fermare il caro bollette, come la rottura del legame fra prezzo dell’elettricità e prezzo del gas.
A cura di Annalisa Cangemi
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Bruxelles ha detto no al tetto al prezzo del gas, almeno per settembre. L'Europa è troppo divisa, e così slitta il provvedimento proposto da Ursula von der Leyen, per via soprattutto dei no di Paesi Bassi e di altri Stati – Ungheria, Slovenia, Austria, Paesi Bassi e Repubblica Ceca – e per i dubbi della Germania. Una decisione definitiva sull'introduzione a un tetto al prezzo del gas potrebbe non arrivare prima dei prossimi Consigli europei di ottobre. Spetterà insomma ai leader europei stabilire quando e come introdurlo. Per questo il primo confronto di oggi tra i ministri Ue dell'Energia si può considerare un primo passo in quella direzione, anche se l'unico accordo che è stato raggiunto riguarda piccole misure straordinarie per fermare il caro bollette, come la rottura del legame fra prezzo dell'elettricità e prezzo del gas. La posizione italiana sarebbe quella di raggiungere un tetto al prezzo del gas generalizzato, anche se l'introduzione del tetto al gas russo sarebbe già un importante successo.

"Oggi diversi ministri ci hanno chiesto di analizzare il price cap per il resto del gas importato dall'Ue: se lo scopo della nostra politica è contrastare la manipolazione russa delle consegne di gas all'Ue, ha senso prendere di mira solo il gas russo", ha detto oggi la commissaria europea per l'Energia, Kadri Simson, al termine del Consiglio straordinario. "In questa fase nulla è fuori discussione" ma, ha sottolineato, "un tetto generalizzato alle importazioni di gas, incluse quelle di Gnl, potrebbe presentare una sfida alla sicurezza dell'approvvigionamento".

Introdurre un tetto di prezzo massimo sul gas russo, così come richiesto dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, "è ragionevole perché – ha spiegato Simson – il contesto di questa misura è che la Russia guadagna enormi profitti manipolando e limitando artificialmente l'offerta per aumentare i prezzi, e il tetto potrebbe ridurre questi profitti". 

Dalla riunione di oggi, come riferito dal ministro Cingolani, è emerso che ci sono 15 Paesi (tra cui l'Italia) favorevoli all'introduzione di un price cap generalizzato, quindi su qualunque importazione di gas: tre Paesi che preferirebbero avere un price cap solo sul gas russo; per tre Paesi poi non ci sarebbero preclusioni sul price cap, però vorrebbero fissare alcuni paletti e condizioni (per esempio la sostenibilità economica di lungo termine); e ancora altri cinque Paesi sono contrari o sono rimasti neutrali, non avendo grande esigenza di gas.

Non è solo l'Italia insomma a chiedere con insistenza il price cap al tetto del gas russo: i più convinti sostenitori della misura sono la Polonia e le Repubbliche baltiche. L'Estonia, per bocca della ministra per gli affari economici e le infrastrutture Riina Sikkut, ha confermato la propria apertura al price cap e lo stesso ha fatto Parigi, come sostenuto dalla ministra della transazione ecologica Agnès Pannier-Runacher: "Se la Commissione europea lo propone, sosterremo un meccanismo per limitare il prezzo del gas russo consegnato tramite gasdotto", ha detto la ministra francese.

Freno tirato, invece, da parte della Germania. Il ministro dell'energia Robert Habeck ha affermato che un tetto al prezzo del gas in questo momento non sarebbe corretto; quel che serve, secondo Berlino, è un meccanismo di mercato di riduzione dei prezzi: "L'importante è trovare un meccanismo di mercato per ridurre i prezzi" in modo che "le energie a basso costo" non siano impattate dalla corsa del gas, ha aggiunto, spiegando che il governo tedesco è favorevole al disaccoppiamento dei prezzi dell'elettricità da quelli del gas "senza distruggere i meccanismi di mercato".

I ministri Ue dell'Energia hanno chiesto che, entro metà settembre, la Commissione europea "proponga interventi di emergenza e temporanei, incluso il price cap sul gas", si legge nelle conclusioni del vertice. "Misure specifiche su questo aspetto dovrebbero anche aiutare a limitare l'impatto degli alti prezzi del gas sui mercati dell'elettricità Ue e i prezzi dell'energia per i consumatori". Sul price cap "i ministri hanno rivisto le possibili opzioni" per l'introduzione di un tetto al prezzo del gas "importato da specifiche giurisdizioni", ma "è necessario ulteriore lavoro rispetto alla possibile introduzione di tali misure". Non è chiaro insomma se si tratterà solo del gas russo o di tutto il gas importato. Ma è più probabile che si tratti della prima opzione, almeno per il momento.

Perché alcuni Paesi sono contrari al price cap

Se, da una parte, oltre all'Italia anche Portogallo, Grecia, Polonia, Belgio, Lussemburgo, Bulgaria, Romania, sono a favore della misura, dall'altra Ungheria, Slovenia, Austria, Paesi Bassi e Repubblica Ceca sono restii. Anche se oggi il ministro dell'Energia della Repubblica Ceca (presidente di turno dell'Ue), Jozef Sikela, al termine del Consiglio straordinario Energia ha detto di aspettarsi delle proposte di di intervento dalla Commissione "tra cui il price cap sul gas". Ma qual è il motivo di tanta riluttanza, mostrata, come abbiamo visto, anche da Berlino e Vienna? In molti, a quanto si apprende, temono un inverno al buio e al freddo. La preoccupazione è legata alle minacce del presidente Vladimir Putin di tagliare completamente le forniture di energia all'Europa, dopo aver chiuso il gasdotto Nord Stream 1 all'inizio di settembre.

Eppure resta ancora attivo, anche se non funziona a pieno regime (emissioni al 50% rispetto al 2021), il gasdotto Yamal che trasporta il gas dalla penisola siberiana alla Germania e alla Polonia. Se la Russia dovesse chiudere completamente gli invii all'Europa, l'Ue rischia una recessione dello 0,9% nel 2023, ha spiegato giovedì la governatrice della Bce, Christine Lagarde.

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