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Morte di Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi ha inventato la destra a-fascista

Silvio Berlusconi ha traghettato la destra postfascista di Giorgia Meloni nelle stanze del potere, facendo diventare mainstream parole d’ordine e idee prima marginali nel dibattito pubblico. Berlusconi ha inventato la destra a-fascista, che non è più fascista ma che non è disposta a dirsi antifascista. A lui la destra italiana deve molto di più di quello che oggi è disposta a concedergli.
A cura di Valerio Renzi
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Silvio Berlusconi è stato l'inventore della destra a-fascista. Di una destra che pur recidendo (molto, troppo spesso solo a parole, il rapporto con il fascismo del Novecento, non aveva nessuna intenzione di dirsi antifascista.

C'è un inizio preciso di questa storia: è il 1993, il famoso discorso della "discesa in campo" ancora deve essere pronunciato, e il Cavaliere è ancora "solo" un imprenditore. Sta inaugurando un supermercato a Casalecchio di Reno in provincia di Bologna, quando risponde così alla domanda su chi avrebbe votato tra Gianfranco Fini e Francesco Rutelli al ballottaggio per il sindaco di Roma: "Certamente Gianfranco Fini, non avrei un secondo di esitazione".

Con la Prima Repubblica e l'avvento della Seconda, viene anche meno il cordone sanitario che per tutto il dopo guerra ha tenuto di fatto i postfascisti fuori dalle stanze del potere. Con il centrodestra di Berlusconi i postfascisti di Alleanza Nazionale fanno appena in tempo a cambiare nome e a pensionare il Movimento Sociale Italiano, che si trovano catapultati tra ministeri e stanze dei bottoni. Senza Berlusconi forse avrebbero dovuto aspettare ancora a lungo, forse non ci sarebbero mai riusciti.

Ma soprattutto la coalizione di centrodestra messa su da Berlusconi nel 1994, con i residui della Democrazia Cristiana, i postfascisti di Fini e la Lega di Bossi, è un esperimento e un'alchimia politica che diventerà una un punto di riferimento e un modello in tutto il mondo. In Italia si sono viste all'opera molte delle tendenze politiche contemporanee, tra cui populismo autoritario e di destra, che non a caso hanno portato a portare il Cav di volta in volta come modello di Trump o Bolsonaro, per dirne due su tutti.

"Il centrodestra l'abbiamo inventato nel 1994. Noi scegliemmo di scendere in campo con la Lega e con i fascisti, tenuti fuori dal pentapartito. Lega e fascismo li abbiamo legittimati noi, li abbiamo costituzionalizzati noi". Così Silvio Berlusconi diceva dal palco di un convegno organizzato da Forza Italia nel 1994. E vai a dargli torto!

Il mix di sessismo e disprezzo per le donne (su questo Ida Dominijanni ha scritto un libro formidabile "Sessualità e biopolitica nella fine di Berlusconi", leggerlo oggi è ancora importante), l'assoluta noncuranza per le regole della democrazia formale, l'ambizione a scardinare le forme classiche della politica rappresentativa, l'anticomunismo come elemento identitario, non potevano che farne un punto di riferimento naturale per la destra italiana (e anche per l'estrema destra). Alla destra più o meno estrema in fondo piaceva Berlusconi per le stesse ragioni per cui gli piaceva Vladimir Putin: è l'uomo forte. Su questo fino all'ultimo però B è stato più coerente dei suoi alleati: lui l'amico Putin non lo ha mai rinnegato.

A suon di barzellette e dichiarazioni surreali, Berlusconi ha contribuito in maniera determinante a mitigare l'immagine negativa del fascismo, ha reso possibile dire quello che prima era nel dibattito pubblico indicibile. Presentando uno dei tanti libri di Bruno Vespa disse "Mussolini, che proprio dittatore non era". Era il 2017, qualche anno prima, sempre alla presentazione di un libro di Vespa diceva: "Mussolini diceva che è inutile governare l'Italia, poi disse che era impossibile governare l'Italia e io lo ripeto… sto leggendo tra l'altro le lettere di Mussolini e della Petacci e mi ci ritrovo devo dire in tante situazioni…". E ancora poco dopo diceva: "Il fascismo? Una democrazia minore".

Poi un grande classico del repertorio della destra: la diminutio delle colpe del fascismo nella promulgazione delle leggi razziali, e la persecuzione degli ebrei come macchia su un regime che tutto sommato aveva fatto bene fino a quel momento. "Il governo di allora, per timore che la potenza tedesca si concretizzasse in una vittoria generale, preferì essere alleato alla Germania. E dentro questa alleanza ci fu l'imposizione della lotta e dello sterminio contro gli ebrei. Il fatto delle leggi razziali è la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per molte cose aveva fatto bene", diceva Berlusconi il 27 gennaio del 2013, proprio nel giorno della memoria.

Berlusconi non ha solo sdoganato i fascisti, è stato il grande traghettatore della destra italiana nel dibattito pubblico, normalizzando giudizi e facendo diventare mainstream posizioni e idee che prima si potevano sentire solo in polverose e sepolcrali sezioni di partito. Le stesse sezioni dove è cresciuta Giorgia Meloni che al Cavaliere deve molto di più di quello che è disposta ad attribuirgli.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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