Silvestri (M5s): “Governo non riconosce Stato palestinese e continua a inviare armi a Israele”

“Non solo il governo non vuole riconoscere lo Stato palestinese e la catastrofe umanitaria, ma dà anche i fucili in mano a chi sta compiendo questa catastrofe. Il nostro governo si deve fermare. Stop alla vendita di armi a Israele”: lo ha detto il capogruppo M5s alla Camera, Francesco Silvestri, parlando del conflitto a Gaza in un’intervista con Fanpage.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo italiano non riconoscerà lo Stato palestinese, come fatto invece negli ultimi mesi da altri Paesi europei, tra cui Spagna, Irlanda e Norvegia: alla Camera sono infatti state respinte le mozioni dell'opposizione, tra cui quella del Movimento Cinque Stelle, che impegnavano appunto il governo a riconoscere ufficialmente la Palestina in quanto Stato È stata approvata invece quella di maggioranza che rimanda tutto ai tavoli internazionali. Ne abbiamo parlato con Francesco Silvestri, capogruppo del Movimento Cinque Stelle alla Camera.

Come ha interpretato questo voto?

Detta proprio in maniera molto secca, io credo che la maggioranza se ne stia nettamente fregando della questione. Ha fatto in modo che non arrivasse la nostra mozione sul riconoscimento da parte del governo italiano dello Stato palestinese, però poi vanno in tv a parlare di "due popoli, due Stati". Quindi in televisione c'è un atteggiamento, in Parlamento c'è quello opposto. Semplicemente non vogliono prendersi delle responsabilità nei confronti di Israele: a livello comunicativo stanno continuando a condannare Netanyahu, ma non fanno nulla perché il governo italiano possa incidere sul massacro che sta avvenendo in Palestina. A tal punto che nella mozione ci hanno chiesto di cambiare il termine "catastrofe" con "crisi" umanitaria: non vogliono nemmeno ammettere che lì sia in atto una catastrofe sotto tutti i punti di vista. E quindi è ovvio che non hanno nessun tipo di sensibilità per la questione palestinese.

A parole si condanna l'azione dell'esercito israeliano a Gaza, poi però c'è la percezione che l'Unione europea non abbia un impatto così forte nello scenario geopolitico, per portare alla fine del conflitto…

Non solo questo. Io credo che in questi tre anni la percezione che c'è stata dell'Europa è stata veramente negativa prima sul conflitto russo-ucraino e poi su quello israelo-palestinese. È come se l'Europa fosse un diretto dipendente delle volontà statunitensi e non riesca a imporre una propria visione geopolitica, a fare gli interessi europei. Non fa altro che sottoscrivere quello che le viene in qualche modo ordinato da un'altra parte di mondo. Questo secondo noi è profondamente sbagliato. Se parliamo di Europa, se parliamo di interessi europei – ed è già difficile determinarli, perché a loro volta sono contrastati dai singoli interessi nazionali – allora non possiamo non considerare che situazioni come quella israeliana e palestinese meritano da parte dell'Europa la condanna più totale, ma anche una serie di azioni di intervento che possono arrivare anche a forme sanzionatorie. Perché no? È stato fatto nei confronti della Russia. Io credo che, visto quello che sta succedendo, anche forme sanzionatorie e di condanna dirette possano essere un elemento di soluzione.

Parlavamo prima della soluzione "due popoli, due Stati", però dopo decine di migliaia di morti civili sembra sempre più distante questa soluzione. Secondo lei è ancora possibile?

Sicuramente sarà difficilissimo. Quando il Movimento Cinque Stelle ha condannato da subito la reazione spropositata israeliana, era proprio a difesa di Israele. Per cercare di far capire che quando tu sei un un palestinese a cui è stato tolto un figlio, uno zio o un fratello, è ovvio che passerai la vita a cercare di vendicarti: ed ecco allora che la soluzione dei due popoli e due Stati si allontana ad ogni vittima civile e palestinese. Quindi dobbiamo fermare quello che sta succedendo, perché poi altrimenti saranno tutti dibattiti televisivi vuoti, senza nessuna speranza reale che questo possa arrivare a compimento. La soluzione è difficile, si allontana sicuramente di più, ma è ancora percorribile, a patto che ci sia una volontà politica seria e non come quella che c'è stata nell'ultimo anno da questo governo e da tante altre parti a livello europeo e mondiale.

Un'altra cosa che avevate inserito nella nostra mozione era lo stop della vendita e della cessione di armi a Israele. Come stanno le cose da questo punto di vista?

Questo punto è maturato da parte del Movimento Cinque Stelle andando a vedere quelli che sono i dati Istat: abbiamo visto che il nostro governo continua a vendere armi allo Stato israeliano. A quel punto lo abbiamo interrogato: all'inizio c'è stata una negazione, poi l'hanno ammesso, ma non danno soluzioni. Nel massacro che sta avvenendo in Palestina c'è anche il tricolore italiano, questo è inconcepibile. Non solo il governo non vuole riconoscere lo Stato palestinese e la catastrofe umanitaria, ma dà anche i fucili in mano a chi sta compiendo questa catastrofe. Il nostro governo si deve fermare. Stop alla vendita di armi a Israele.

Le faccio un'ultima domanda sulla questione antisemitismo, perché chiaramente con il conflitto in Medio Oriente se ne sta parlando. Dopo l'inchiesta di Fanpage su Gioventù maroniana, è tornato insomma centrale nel dibattito pubblico. Il ministro ha detto che non è tanto preoccupato da quello che si è visto nella nostra inchiesta, quanto più dell'antisemitismo nelle piazze…

Questa è l'occasione per congratularmi con voi per il vostro lavoro. Noi in Parlamento cercheremo di tenere alta l'attenzione. C'è un obiettivo da parte del governo, dall'inizio dello scoppio del conflitto: cioè associare chi sposa la causa palestinese all'antisemitismo. Ci sono famiglie, persone, studenti, ogni tipo di sensibilità che si riconosce nella causa palestinese e si indigna rispetto a quello che sta succedendo e non ha niente a che vedere con l'antisemitismo che voi avete rilevato nelle parti giovanili di partiti politici che oggi sono in imbarazzo e cercano di spostare l'attenzione. Ma il giochino è molto chiaro.

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