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Sgombero Leoncavallo, oggi Salvini parla di “decenni di illegalità tollerata”. Ma nel ’94: “Era il mio ritrovo”

Matteo Salvini ha esultato per lo sgombero del Leoncavallo, storico centro sociale di Milano, dicendo che mette fine a “decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra”. Ma nel 1994, nel suo primo intervento da consigliere comunale milanese, il 21enne Salvini difese il centro sociale che era appena stato protagonista di proteste di piazza.
A cura di Luca Pons
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"Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia". Con i soliti toni duri, il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha esultato sui social per lo sgombero del Leoncavallo, storico centro sociale di Milano, nato nel 1975 e che dal 1994 si trovava nella sede in via Watteau.

Eppure anni fa, proprio quando gli organizzatori del centro avevano occupato l'attuale edificio da pochi giorni, lo stesso Salvini difese il Leoncavallo. Lo fece in modo deciso, e in una sede ufficiale: il Consiglio comunale di Milano, dove era stato eletto l'anno prima. Fu il suo primo intervento in Aula. Disse che il centro era stato "il suo ritrovo" da giovane, che ci era andato più volte per "discutere, confrontarsi, bere una birra e divertirsi", e che chi lo frequentava non avrebbe mai "preso in mano un sasso o una spranga".

Lo sgombero del Leoncavallo a Milano e l'esultanza di Salvini

Lo sfratto è avvenuto a sorpresa, senza che i membri delle associazioni che usano gli spazi del centro né l'amministrazione comunale fossero avvisati. Ha dato l'occasione agli esponenti della destra di governo di festeggiare e rivendicare un successo – da Giorgia Meloni a Matteo Piantedosi. Salvini, come detto, si è scagliato duramente contro il Leoncavallo. Il leader della Lega ha usato le parole forti che già in passato, in più occasioni, ha riservato alle realtà dei centri sociali. "La legge è uguale per tutti: afuera!", ha scritto sui social.

Quando il leader leghista difese i centri sociali

È evidente il contrasto con le parole che Salvini pronunciò 31 anni fa in Consiglio comunale, sotto il sindaco leghista Formentini, anche lui duramente opposto al centro. L'argomento era esattamente lo stesso di oggi: il Leoncavallo, da poco sgomberato.

La sede storica del centro (un enorme magazzino abbandonato in via Leoncavallo, da cui il centro aveva preso il nome) era stata lasciata all'inizio dell'anno, con un nuovo edificio assegnato temporaneamente dalla prefettura. Ad agosto però era avvenuto uno sgombero a sorpresa. L'8 settembre le associazioni avevano occupato un nuovo spazio, un'ex cartiera in via Watteau, quella sgomberata oggi. Il 10 settembre si era svolta una manifestazione di protesta contro lo sgombero del mese prima. C'erano stati degli scontri con le forze di polizia.

In questo contesto, il 12 settembre, prese la parola in Consiglio comunale Matteo Salvini, 21 anni. In Aula il clima era decisamente teso. Non è difficile immaginare cosa avrebbe detto il Salvini che conosciamo oggi, perché ha ripetuto decine di volte gli stessi attacchi generici e spesso infondati ai "centri sociali". Ma il suo intervento fu ben diverso, tanto da guadagnarsi un articolo stupito del Corriere della Sera del giorno successivo, che lo immortalò con una foto e lo definì "il leghista ex Leonka (il soprannome del centro, ndr)".

"Nei centri si beve e si discute", "i violenti sono pochi"

"Dai 16 ai 19 anni, mentre frequentavo il liceo Manzoni, il mio ritrovo era il Leoncavallo. Stavo bene, mi ritrovavo in quelle idee, in quei bisogni", raccontò il futuro segretario leghista, aggiungendo che molti dei suoi amici ancora si riunivano al centro, e che dopo essere stato eletto aveva smesso di andarci, ma non di frequentare chi conosceva in quegli ambienti. La sua difesa si allargò in generale ai centri sociali: "Ci si trova per discutere, confrontarsi, bere una birra e divertirsi". I partecipanti che lui conosceva "non prenderebbero mai in mano un sasso o una spranga"

E le proteste in piazza, gli scontri con la polizia? Il giovane consigliere leghista chiede di non generalizzare: "Per fare cinque miliardi (di lire, ndr) di danni bastano cinquanta, cento violenti e facinorosi". Insomma, la responsabilità non va data a tutti coloro che animano quello spazio. Chissà cosa gli avrebbe risposto il Salvini di oggi, che per uno scontro in piazza si lancerebbe in decine di post sui social.

Va detto che anni dopo, nel 2016, l'allora segretario federale della Lega Nord in rampa di lancio nella politica nazionale ha decisamente ridimensionato il suo rapporto con il Leoncavallo. Ha detto di averci "messo piede una sola volta" e "per un concerto". Contraddicendo parecchio il suo intervento del 1994.

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