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Sea Watch 3, Carola Rackete ad Agrigento: in corso l’interrogatorio della comandante

La comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete, è riapparsa in pubblico ad Agrigento, dove è arrivata in procura per l’interrogatorio nell’ambito dell’inchiesta che la vede indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e disobbedienza a una nave da guerra. Rackete è arrivata a piedi e non ha risposto alle domande dei cronisti.
A cura di Stefano Rizzuti
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Riappare in pubblico Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3. La capitana è arrivata questa mattina in procura ad Agrigento, dove è da poco iniziato il suo interrogatorio nell’ambito del primo fascicolo d’inchiesta a suo carico, quello riguardante il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la disobbedienza a una nave da guerra. Ad interrogarla saranno il procuratore aggiunto Salvatore Vella e i pubblici ministeri Alessandra Russo e Cecilia Baravelli. Rackete è arrivata a piedi in procura insieme ai suoi legali Leonardo Marino e Alessandro Gamberini: la comandante non si è fermata a rispondere alle domande dei cronisti. L'interrogatorio è durato poco meno di quattro ore ed è terminato prima delle 14.

L’inchiesta sulla Sea Watch 3 e sulla comandante della nave della Ong tedesca nasce il 29 giugno, quando Rackete ha deciso di forzare il blocco imposto dal governo italiano facendo così sbarcare a Lampedusa i 40 migranti a bordo che erano stati soccorsi più di due settimane prima. In quell’occasione la nave andò a urtare contro una motovedetta della Guardia di finanza, durante le operazioni di approdo al porto. La comandante fu subito arrestata, ma le misure cautelari nei suoi confronti sono state revocate nei giorni successivi dal gip di Agrigento.

Davanti al tribunale di Agrigento è stato organizzato un sit-in in favore della comandante della Sea Watch: uno striscione bianco esposto davanti al tribunale recita ‘Salvare vite umane non è reato’. Gli attivisti della Rete delle Associazioni e di libere e liberi cittadini di Agrigento hanno anche diffuso un volantino in cui scrivono: “È ora di prendere posizione a sostegno delle azioni di soccorso in mare delle Ong e degli atti di resistenza civile operati da attiviste e attivisti contro il clima di paura nei confronti dello straniero e delle diversità”. Due carabinieri hanno chiesto di rimuovere lo striscione, trovando nell’area interna del tribunale.

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