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Covid 19

Scuola, perché Azzolina e il governo sono convinti di poterla riaprire in sicurezza il 7 gennaio

Anche per gli esperti del Cts gli studenti delle superiori dovrebbero tornare in classe in presenza dal 7 gennaio. Il Comitato tecnico scientifico ha dato un parere su un rapporto dell’Ecdc, secondo cui la scuola secondaria di secondo grado va riaperta, in quanto non costituisce un luogo pericoloso per il contagio.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministero dell'Istruzione ha fatto sapere che nella riunione di ieri, 29 dicembre, il Comitato tecnico-scientifico ha analizzato l'ultimo report sulle scuole realizzato dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), la massima autorità sanitaria europea.

"Quel documento – sottolinea la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina in un post su Facebook – conferma sostanzialmente due cose: 1) la scuola non è stata responsabile della seconda ondata. 2) La sospensione delle attività didattiche in presenza deve essere limitata e temporanea perché l'impatto negativo sulla salute fisica, mentale ed educativa dei ragazzi supera i benefici".

"La conclusione del Cts è stata chiara: ‘Le scuole superiori vanno riaperte anche in considerazione delle ultime valutazioni dell'Unione europea, secondo cui gli istituti scolastici non costituiscono un luogo pericoloso per il contagio'".

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato lunedì sera un'ordinanza con cui ha stabilito il ritorno in classe dal prossimo 7 gennaio, con il 50% della didattica in presenza, e non per con il 75%, come era stato previsto dal dpcm del 3 dicembre. Questo significa che potranno tornare in classe, con orari scaglionati e con un potenziamento dei mezzi di trasporti, anche i ragazzi delle superiori.

Anche il presidente del Consiglio Conte ha confermato questa mattina, durante la conferenza stampa di fine anno, l'orientamento del governo: "Io auspico che il 7 gennaio le scuole secondarie e di secondo grado possano ripartite con una didattica mista, almeno il 50 per cento in presenza ma nel segno della flessibilità. Non dobbiamo mettere a rischio i nostri figli, gli insegnanti e il personale Ata".

Ma cosa dice il documento dell'Ecdc? In pratica gli esperti del Centro europeo per il controllo delle malattie dicono a chiare lettere che la chiusura delle scuole, come misura per limitare i contagi da SarsCov2, deve essere presa in considerazione per un tempo limitato, dato che le conseguenze che ha sulla salute fisica e psichica dei ragazzi, e i danni economici a lungo termine, sono più pesanti rispetto ai vantaggi che derivano da una limitazione della circolazione del virus. Per questo la sospensione della didattica in presenza non può essere considerata una soluzione, a lungo termine.

Secondo il centro europeo non vi sarebbe inoltre prova che il contagio sia maggiore dai bambini agli adulti, rispetto al contagio tra adulti, e che quindi i più piccoli possano essere identificati come un potenziale ‘vettore' del virus. Al contrario, come testimonia anche un altro studio a prima firma dell’epidemiologa Sara Gandini, all'apertura delle scuole non si è evidenziata una maggiore circolazione del virus: l'indice Rt non sembra essere stato influenzato dal ritorno a scuola dei ragazzi. Ma c'è di più: secondo l'Ecdc insegnanti e operatori delle scuole non sembrano essere a maggior rischio di infezione rispetto ad altri lavoratori.

Il dossier dice che il ritorno nelle aule scolastiche a metà agosto in diversi paesi è coinciso con un generale allentamento delle altre misure restrittive: per questo la scuola non può essere additata come la causa di innesco seconda ondata di coronavirus, che si è registrata in molti stati europei da ottobre. Il rapporto, che l'Ecdc ha pubblicato sul suo sito il 23 dicembre, non valuta l'impatto della variante inglese, su cui non si hanno ancora dati disponibili.

Il Presidente dell'Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, si è detto soddisfatto del parere del Cts: questo giudizio ha "confermato ciò che diciamo da tempo: la scuola non rappresenta un pericolo. Noi – ha detto Giannelli all'Adnkronos – lo abbiamo sempre detto: la scuola non è centro di contagio. Ha da sempre attuato tutte le norme e prescrizioni di sicurezza, garantendo così la sicurezza di tutti, studenti, docenti, personale".

"Lo abbiamo ribadito più volte: la didattica in presenza non è da temere. Certo – ha aggiunto Giannelli – il problema restano i trasporti. I tavoli provinciali stanno lavorando ma critichiamo fortemente il fatto che a tali tavoli non siano state ammesse le rappresentanze scolastiche che sono le uniche a conoscere realmente il funzionamento e le esigenze delle scuola".

"In alcune realtà si è riusciti ad influire sull'organizzazione dei trasporti ma in altre il sistema è ancora troppo rigido. Insomma, esiste una flessibilità a macchia di leopardo e in alcune realtà è stato il sistema dei trasporti a tentare di dettare le regole". Secondo il presidente dell'Anp, sarebbe opportuno "scaglionare gli orari delle attività commerciali che non necessitano l'apertura alle 8, la spesa, ad esempio, si può fare anche alle 10. Non si può condizionare la vita scolastica al ritmo dei trasporti".

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