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Scotto a Fanpage: “Prendiamo Meloni in parola, garantisca incolumità degli italiani sulla Flotilla”

“Schlein ha fatto bene a scrivere una lettera a Meloni, a metterla di fronte alle proprie responsabilità, perché ci sono decine di cittadini italiani su quelle imbarcazioni. E vanno protetti”: lo ha detto in un’intervista con Fanpage.it Arturo Scotto, il deputato del Pd che sta per imbarcarsi sulla Global Sumud Flotilla.
A cura di Annalisa Girardi
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Arturo Scotto è un deputato del Partito democratico. Ed è parte della delegazione d'opposizione che si imbarcherà sulla Global Sumud Flotilla per provare a rompere il blocco di Gaza. La presenza di rappresentanti della Repubblica su quelle navi è un elemento in più per tutelare gli attivisti che stanno cercando di sfondare l'assedio israeliano per portare aiuti umanitari, ci ha spiegato. Ma lui, così come gli altri parlamentari che saranno a bordo, contano anche sulle parole di Giorgia Meloni. Che, rispondendo a una lettera di Elly Schlein, ha detto che garantirà la tutela dell'equipaggio italiano. Allo stesso tempo, però, la presidente del Consiglio ha sminuito l'azione della Flotilla, dicendo che sarebbero stati preferibili altri canali di distribuzione degli aiuti umanitari. Come se quelli esistenti stessero funzionando. Come se non ci fosse una carestia in corso a Gaza.

La Global Sumud Flotilla nasce come iniziativa civile. Lei e altri tre parlamentari italiani però avete deciso di imbarcarvi, ci racconta cosa c'è dietro questa decisione?

Il nostro è un messaggio molto forte, che vogliamo dare all'Italia e a tutta la comunità internazionale: la tragedia infinita di Gaza deve essere fermata e devono entrare gli aiuti umanitari. La scelta di lanciare la più grande missione della storia recente dal basso sul piano umanitario è una scelta che deve vedere i governi a protezione e a sostegno, perché cambino profondamente le regole di ingaggio che fino ad oggi sono state applicate con il governo di Israele. Non è immaginabile che tutta la distribuzione degli aiuti, già molto precaria, passi attraverso una fondazione che non riesce nemmeno a garantire la sicurezza dei palestinesi. E non è possibile che non siano rispettate le regole minime che in ogni contesto di guerra devono essere garantite, come il fatto che gli aiuti umanitari arrivino alla popolazione civile. Questa è la prima questione che vogliamo porre, poi ce n'è una seconda: i parlamentari sono sulla nave a protezione degli attivisti, come garanzia della presenza di rappresentanti della Repubblica italiana, che difendono i fondamenti della Costituzione. Cioè la pace, il ripudio della guerra, la solidarietà tra i popoli, il diritto internazionale che deve essere garantito. Ecco, queste sono le motivazioni per cui abbiamo deciso di partire.

Cosa vi aspettate che succederà quando arriverete vicino alle coste di Gaza?

Ci aspettiamo che le navi passino e che ci sia la pressione dei governi per assicurare che gli aiuti umanitari arrivino. La risposta che Meloni ha dato a Schlein, sul fatto che ci sono canali istituzionali che funzionano, purtroppo è una risposta ordinaria. Se fosse così saremmo in una situazione molto diversa, invece le persone continuano a morire per denutrizione, ma anche, è successo, nella distribuzione degli aiuti. Noi pensiamo che occorra che anche la società civile – oltre che le Nazioni Unite, che dovrebbero essere l'ente deputato attraverso l'Unrwa alla distribuzione degli aiuti – debba essere coinvolta.

A proposito della lettera di Meloni, come la giudica? Perché è un po' strano definire più efficaci i canali già esistenti, con una carestia in corso certificata anche dall'Onu…

Intanto va detto che Elly Schlein ha fatto bene a scrivere una lettera a Giorgia Meloni, a metterla di fronte alle proprie responsabilità, perché ci sono decine di cittadini italiani su quelle imbarcazioni. Vanno protetti. La risposta di Meloni a questa richiesta alla fine è stata affermativa, ha detto che il governo garantirà l'incolumità dei cittadini italiani su quelle navi.

Significa che garantirà la protezione diplomatica, come sta facendo ad esempio il governo spagnolo?

Questa è la strada che immagino voglia percorrere. La sua risposta va in questa direzione. Noi auspichiamo e continueremo a chiedere questo. Dall'altro però va detta anche un'altra cosa. La risposta di Meloni, nella parte in cui dice che c'erano altri canali per gli aiuti umanitari, è quello che mi aspettavo. Tra di noi c'è una differenza politica di fronte alla tragedia politica, ed è da molto tempo che questa si allarga. Meloni pensa che la strada sia quella del programma Food For Gaza, anche se chiaramente non sta funzionando; ha pensato in tutto questo tempo che si potesse continuare a collaborare con il governo israeliano senza alcuna forma di sanzione o di embargo delle arme; ha pensato di non unirsi a tanti altri grandi Paesi europei che hanno riconosciuto (o hanno annunciato che lo faranno) lo Stato di Palestina, come segnale politico fondamentale a protezione dei civili palestinesi. Ecco, tutto questo posizionamento è alternativo, dal punto di vista politico, a tutto quello che chiediamo noi come Partito democratico e come opposizione. Quindi insomma, non mi aspettavo che Meloni facesse complimenti a quelli che salgono sulla Global Sumud Flotilla. Però, la sua risposta rispetto alla tutela e alla garanzia dell'incolumità delle persone che sono lì penso che sia una risposta importante, dovuta a una giusta pressione fatta da Schlein e dagli altri partiti di opposizione. La prendiamo in parola.

Rispetto invece al caso Sigonella, anche lei ritiene che gli aerei israeliani fossero lì per sorvegliare la Flotilla?

Su questo io non sono nelle condizioni per dare una risposta. Ci siano degli organi deputati anche a livello parlamentare che sicuramente stanno acquisendo informazioni e dati in questo momento. Quello che però dico è che occorre che sia una consequenzialità rispetto alle dichiarazioni che si fanno. Ieri ho ascoltato con molta attenzione una dichiarazione del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha dichiarato che l'attacco dell'esercito israeliano nei confronti della missione Unifil in Libano non era frutto di un errore. Ha detto che era voluto, era una scelta premeditata. Questo significa che c'è un problema, ormai è così da due anni ed è talmente evidente che solamente chi è cieco non l'ha capito: ci troviamo di fronte a un'operazione che vuole eliminare tutti i testimoni dal Medio Oriente. Compresa l'Onu e l'Unifil. Dal ministro Crosetto, dopo questa denuncia così forte, mi aspetto atti conseguenti. Da un lato a sostegno della necessità che la missione Unifil resti in Libano, e dall'altro atti nei confronti del governo israeliano a partire dall'embargo delle armi. Lo ha fatto persino Berlino, non si capisce perché Roma continui a non farlo.

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