Il leghista Sasso in Aula evoca Dio, patria e famiglia: “È un credo politico che ci guida”

"Per la mia generazione, il mio gruppo, ma penso tutti i colleghi del centrodestra, Dio, patria e famiglia non è soltanto uno slogan. È un credo, un credo che guida la nostra azione politica". Lo ha detto in Aula il deputato della Lega Rossano Sasso, prendendo la parola durante le dichiarazioni di voto sul ddl Valditara che mette dei paletti all'educazione sessuale e affettiva a scuola.
"Per l'amore e la difesa dei valori di Dio, per l'amore e la difesa dei valori della patria, per l'amore e la difesa dei valori della famiglia. E finché gli italiani ce lo consentiranno, noi andremo avanti", ha concluso Sasso infervorato, tra gli applausi dei suoi colleghi di partito e le contestazioni dell'opposizione. L'espressione, secondo alcune ricostruzioni, venne coniata da Giuseppe Mazzini "che parlava "delle cose più sante che noi conosciamo, di Dio, dell’Umanità, della Patria, della Famiglia". Ma è durante il fascismo che il motto "Dio, patria, famiglia" diventò uno slogan onnipresente.
Il discorso del deputato – principale sponsor e relatore del provvedimento – è stato improntato all'attacco e alla provocazione nei confronti delle opposizioni. Per prima cosa ha attaccato i partiti di minoranza, affermando che per loro "la maggior parte delle famiglie sarebbe incapace di educare i figli all'affettività e al rispetto, e quindi la mamma e il papà vanno sostituiti dallo Stato con esperti e attivisti ideologici". Lo Stato, invece, "può promuovere, può sensibilizzare, ma non può sostituirsi ai genitori. Fatevene una ragione".
Sasso ha citato anche il caso di Genova, dove la sindaca Silvia Salis ha spinto per un progetto che parta dalle scuole dell'infanzia: "Il sindaco di Genova Salis vorrebbe fare educazione sessuale fin dalle scuole dell'infanzia, quindi a bambini di tre anni", ha detto il deputato. Per poi tornare a parlare del cosiddetto "paradosso nordico", per cui "nei Paesi del Nord Europa, dove l'educazione sessuale è materia obbligatoria da più di quarant'anni, il numero di femminicidi non diminuisce, paradossalmente è addirittura aumentato".
Il parlamentare della Lega, che in passato si è confrontato anche con Fanpage.it sulla proposta di legge, ne ha difeso l'impostazione: "È giusto che a scuola si parli di educazione sessuale ai fini delle malattie sessualmente trasmissibili, ai fini della prevenzione delle gravidanze indesiderate, della lotta alle discriminazioni per l'orientamento sessuale – chi discrimina per l'orientamento sessuale è un idiota e va bloccato".
"Quello che vietiamo", ha continuato, "sono le distorsioni ideologiche della sinistra che vorrebbe portare nella scuola i propri attivisti politici, ma anche drag queen e pornoattori". Ha citato altri esempi, come "proporre l'alfabetizzazione Lgbt in prima elementare". Poi l'attacco si è spostato al linguaggio inclusivo, come "negare le differenze tra uomo e donna utilizzando delle idiozie come gli asterischi o il linguaggio schwa", o ancora "definire le donne incinte come persone incinte".
"Ci hanno detto che siamo oscurantisti, bigotti, medievali e patriarcali", ma "nell'educazione dei figli vengono prima i genitori, la mamma e il papà, viene prima la famiglia, e dopo, ma molto dopo, lo Stato, e ancora più tardi i vostri attivisti", ha concluso l'attivista prima del richiamo a Dio, patria e famiglia. E nel suo intervento non è mancato l'ennesimo alle "linee guida dell'Oms" che prevedono "la scoperta dei genitali e la masturbazione infantile". Un punto che la Lega riprende da anni, nonostante sia stato più volte smentito.