Salvini rilancia la castrazione chimica per i casi di stupro: “Così fermiamo le violenze”

Matteo Salvini rilancia la castrazione chimica per stupratori e pedofili. Il ministro delle Infrastrutture e dei Traporti è tornato a parlarne ieri, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, commentando il caso di stupro avvenuto a Roma, nel parco di Tor Tre Teste, dove tre uomini hanno violentato una ragazza diciottenne davanti agli occhi del fidanzato.
I fatti risalgono al mese scorso, precisamente alla notte del 25 ottobre. Le indagini delle forze dell'ordine hanno portato all'arresto di tre uomini, con le accuse di stupro di gruppo e rapina aggravata, ma gli autori potrebbero essere di più. Si parla di almeno cinque persone, di età compresa tra i 19 e i 20 anni, già noti alle autorità perché coinvolti in traffici di droga.
Come era già accaduto in passato con casi simili, Salvini ha colto l'opportunità per riproporre uno storico refrain leghista. Non è una novità, la Lega propone "da tempo la castrazione chimica per fermare stupratori e pedofili", ha ricordato lo stesso Salvini. "La nostra proposta è già in Parlamento. Che tutti ci diano una mano, convegni e segni rossi sul viso non bastano: diamo un taglio alle violenze!", ha scritto su Facebook il vicepremier.
Cosa dice la proposta di legge della Lega sulla castrazione chimica
La proposta di cui parla Salvini risale all'agosto 2023 e attualmente risulta ferma al Senato. Il testo prevede l'introduzione del trattamento farmacologico di blocco androgenico totale – la castrazione chimica, appunto – nei confronti dei condannati per reati di violenza sessuale. La procedura avverrebbe "attraverso la somministrazione di farmaci di tipo agonista dell'ormone di rilascio dell'ormone luteinizzante (LHRH) ovvero di metodi chimici o farmacologici equivalenti", si legge nel ddl. La decisione naturalmente, verrebbe rimessa a un giudice, a cui spetterebbe valutare il livello di pericolosità del responsabile.
Oltre al ddl, la Lega aveva tentato di inserire la norma in un emendamento dell'allora decreto Sicurezza (oggi in vigore) per poi trovarsi costretta a fare marcia indietro. Lo scorso anno invece, il Carroccio aveva riaperto la questione con un ordine del giorno in cui si chiedeva a governo e Parlamento di istituire un tavolo tecnico sul tema.
Alla fine la questione è rimasta in soffitta, anche per via della riluttanza degli alleati, in primis Forza Italia. Il ministro degli Esteri e leader azzurro, Antonio Tajani, non ha mai fatto mistero di non condividere l'idea di una pena corporale come la castrazione chimica nei confronti degli autori di reati sessuali.